In Italia è sempre più difficile imporsi nelle professioni se si è donne, ma sempre più ragazze scelgono la professione di commercialista e tra gli under 40 iscritti alla Cassa la parità di genere è un traguardo a portata di mano: con 6.239 donne su 13.563 iscritti sotto i 40 anni la quota rosa arriva al 46%, contro una percentuale complessiva che si ferma al 33,4%, appena un punto più su rispetto al 2018. Peraltro, secondo gli ultimi dati della Cassa dottori commercialisti, le donne sono già in parità all’ingresso da giovanissime e fino ai 28 anni.
Tutto questo, mentre hanno già effettuato il sorpasso all’Università: rappresentano oggi il 51,12% degli oltre 14mila laureati nella classi di laurea magistrale in Economia che consentono l’accesso all’Albo nella sezione A. Ma scendono subito al di sotto della metà quando si tratta di indirizzarsi verso la libera professione: 775 le candidate all’esame di abilitazione 2022 contro 905 uomini, con un preoccupante dimezzamento rispetto al 2018 che però riguarda entrambi i generi.
Quindi, se è positiva l’avanzata delle donne tra i più giovani, arrivano i primi timidi segnali di disaffezione (complessiva) verso la professione. Disaffezione che però quando si tratta di abbandonare e cancellarsi pesa di più sulle donne rispetto agli uomini come tendenza del post pandemia: se nel 2018 tra chi si cancellava dalla Cassa il 39% era donna, nel 2023 la percentuale è salita al 46%, seppure i numeri assoluti restino molto bassi in entrambi i casi.
Come abbiamo visto per il caso dell’avvocatura, pesa ancora tanto il gender pay gap in questa professione. Nei redditi dichiarati nel 2023 (e maturati nel 2022) le commercialiste, in media, si sono fermate a 51.385 contro i 94.911 dei colleghi uomini con una differenza che è quasi il doppio (-45,9).
Segno che l’ingresso massiccio della componente femminile nella professione non sta spostando in meglio gli equilibri.