Mettiamola così: ci vorrebbe un avvocato per le avvocate. Le donne con la toga, infatti, sono sempre più costrette ad abbandonare la professione, molto più degli uomini. All’appello, infatti, mancano quasi 2 mila avvocate: questo è il saldo negativo tra cancellazioni e nuove iscrizioni al femminile nel 2023.
Nel 2000, le avvocate iscritte alla Cassa erano 25.725 (il 29%), mentre la componente maschile era di 62.933 avvocati. In questo nuovo secolo la crescita delle donne avvocato è sembrata inarrestabile: solo dieci anni dopo le avvocate erano il 41,4% per salire al 47,9% nel 2018 con un totale di 116.383 donne nella professione. Ma il post Covid non ha portato all’aggancio. Anzi, dopo aver toccato il picco nel 2019 e 2020 con il 48%, nei tre anni successivi la componente femminile ha continuato a ridursi.
Così, si è arrivati allo scorso anno in cui le donne avvocate erano 111.585, ovvero il 47,1% con un passo indietro che ci riporta ai livelli del 2014.
Questo dato è tanyto più emblematico perché il numero delle avvocate non cresce anche se le ragazze sono ampia maggioranza tra le laureate in giurisprudenza (64%) ma con una percentuale, anch’essa bloccata, identica a quella di cinque anni fa.
Le avvocate all’inizio sono sì più numerose, ma si cancellano da Cassa forense anche con maggiore frequenza rispetto agli uomini, uscendo dalla libera professione: questa è la dinamica propria degli ultimi anni. A determinare una fuga così rilevante dalla professione sono diversi motivi. Ma dal Rapporto 2024 sull’avvocatura messo a punto dal Censis per Cassa forense il primo elemento che pesa sul contesto è un evidente gender pay gap. Il reddito dichiarato in media nel 2023 (incassato nel 2022) per avvocato è di 44.654 euro, ma sono più di 30mila gli euro di differenza fra uomini (59.172 euro) e donne (28.592 euro). E mentre gli uomini nella fascia di età 40-44 anni riescono a raggiungere e superare il reddito medio, le donne non ci riescono mai.
Commercialiste, più donne ma meno pagate - Il Mondo del Lavoro