
Il decreto Lavoro ha stanziato 85,7 milioni di euro a favore delle imprese che assumono i cosiddetti Neet, i giovani dai 15 ai 29 anni, vale a dire, che non studiano, non si formano né hanno un impiego. Ora, l’Inps ha pubblicato la circolare che mette in campo concretamente questo provvedimento consentendo alle imprese interessate di fare domanda per il sussidio dal prossimo 31 luglio.
Si tratta di un aiuto non da poco se si pensa che l’agevolazione ai datori di lavoro vale il 60% della retribuzione mensile lorda.
Ma chi può fare domanda? Tutte le realtà private, comprese quelle agricole, ma non quelle inerenti il lavoro domestico e la Pubblica Amministrazione. I ragazzi interessati, poi, devono essere registrati al Programma operativo Nazionale iniziativa occupazione giovani. L’incentivo vale per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate tra il primo giugno e il 31 dicembre di quest’anno. Ma esse dovranno valere come incremento netto del numero di posti di lavoro che l’azienda offre. I Neet, quindi, non potranno essere assunti con il beneficio del sussidio a seguito di dimissioni volontarie, invalidità, pensionamenti, riduzione volontaria dell’orario di lavoro e licenziamento per giusta causa.
Quanto alla compatibilità con gli altri incentivi, la circolare Inps specifica che l’agevolazione per i Neet è cumulabile con lo specifico esonero contributivo per l’occupazione giovanile previsto dalla legge di Bilancio 2023.
L’Inps, inoltre, ha spiegato che la ripartizione degli 85,7 milioni (provenienti da fondi Ue) sarà su base regionale e indicata in un decreto di Anpal. Per questo motivo, è previsto che al Nord andranno circa il 58% dei fondi messi a disposizione. Il che, in realtà, stride con la distribuzione dei Neet in Italia: vive al Sud e nelle isole il 50% di essi, ma nel loro territorio arriverà solo un quarto delle risorse disponibili.
Nel dettaglio, stando al Neet Report 2023, la regione che conta più giovani fermi è la Sicilia (il 37,5%). Seguono la Calabria (34,6%), la Campania (34,5%), la Puglia (29,4%), il Molise (28,3%), la Basilicata (26,3%), la Sardegna (26,1%), il Lazio (22,4%), l’Abruzzo (20,7%), la Liguria (20,1%), il Piemonte (19,8%), l’Umbria (18,7%), le Marche (17,9%), la Lombardia (17,4%), la Toscana (17%), la Valle d’Aosta (16,8%), l’Emilia Romagna (15,9%), il Veneto (14,7%), il Friuli Venezia Giulia (13,6%) e il Trentino Alto Adige (13,5%).