
Tra il 21 e il 23 giugno prossimi tornerà operativo il numero verde 1.500, il servizio di pubblica utilità per fronteggiare l’emergenza caldo, cui possono accedere cittadini e lavoratori per la prevenzione degli effetti delle alte temperature sul loro stato psicofisico. L’ha annunciato, nel corso del convegno della Confsal e di Cifa, al Festival Ambiente e Lavoro di Bologna, il vicedirettore centrale prevenzione dell’Inail Tommaso De Nicola.
Il call center, attivo anche negli anni passati, ricorda, è frutto della collaborazione fra il ministero della Salute e lo stesso Istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
Intanto, già un paio di giorni fa, i segretari nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Stefano Costa, Cristina Raghitta e Giulia Bartoli hanno chiesto un incontro urgente al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e ai presidenti delle Commissioni Salute e Sicurezza della Camera dei Deputati e del Senato, Chiara Gribaudo e Celestino Magni, per affrontare il tema dei rischi da esposizione ad alte temperature per i lavoratori delle costruzioni.
“L’arrivo della stagione calda – hanno scritto i tre segretari nazionali – pone la necessità di un intervento per contrastare i rischi che l’aumento delle temperature comporta soprattutto per i lavoratori dell’edilizia, come stress termico e colpo di calore. Alcune Regioni sono già intervenute con specifiche ordinanze: ma questi strumenti, intervenendo nell’immediato e nell’emergenza, non possono costituire soluzioni strutturali”.
Nella richiesta di incontro, infatti, i sindacati hanno chiesto che si intervenga con un provvedimento legislativo ad hoc: “È necessario che quanto previsto nel 2024, vale a dire la copertura dell’indennizzo attraverso la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria fuori dal limite massimo di durata dei trattamenti fissato in 52 settimane nel biennio mobile, e la copertura finanziaria per garantire la prestazione, diventino strutturali”.
Inoltre i sindacati hanno chiesto che nel Decreto Legislativo 81/08 si preveda una specifica disciplina per i cambiamenti climatici, che i rischi da stress termico e colpo di calore (sia che si lavori all’interno che all’esterno) rientrino approfonditamente nei piani formativi e diventino una verifica obbligatoria nella sorveglianza sanitaria per queste tipologie di lavoro. Il rischio di esposizione ad alte temperature rientra nei rischi fisici ed è obbligo del datore di lavoro portarlo in evidenza nel Documento di valutazione dei rischi, così da prevedere la protezione e la tutela del lavoratore.
Ma tale obbligo non sempre viene rispettato: “Difficilmente si prevedono le tutele minime in cantiere come acqua fresca e luoghi d’ombra – hanno accusato i segretari nazionali – e difficilmente si tutelano i fragili o si forniscono le protezioni necessarie. Ma, soprattutto, difficilmente si ferma il lavoro, si riorganizza l’orario e si richiede l’attivazione della cassa integrazione”.