Stando al report Fragilitalia dell’area studi Legacoop e di Ipsos, l’Italia è ancora lontana dal raggiungimento della parità di genere. Per 5 italiani su 10, l’attuale livello di parità è insufficiente, per quasi 3 è sufficiente e solo per circa 2 è buono. Più netti ancora i giudizi negativi delle dirette interessate: le donne, per l’appunto.
Davanti a questa situazione, come si sta muovendo la ministra del Lavoro Marina Calderone? Oggi, in occasione dell’otto marzo, il Sole 24 Ore le ha dedicato un’ampia intervista nella quale spiega tutti i provvedimenti pensati per sostenerle.
“Poco più di metà delle donne italiane ha un lavoro – ha dichiarato la ministra – Gli ultimi numeri che ci ha consegnato l’Istat indicano un’inversione di tendenza che, naturalmente, va accompagnata e rafforzata. Tuttavia, secondo me, rappresentano solo una parte del problema. Io guardo anzitutto alla qualità e sostenibilità del lavoro. A me interessa non il lavoro comunque, ma il lavoro buono e stabile che rende le persone, soprattutto le donne, indipendenti. A questo rispondono misure di sostegno come l’aumento dell’assegno unico universale, il bonus asili nido e le agevolazioni per l’assunzione delle donne svantaggiate. Stiamo lavorando per inserire nel programma europeo Giovani donne e lavoro misure per valorizzare le donne nel mercato del lavoro e ridurre i fattori discriminatori, un’azione che intendiamo condividere con le Regioni”.
Accanto alle carenze nei servizi dell’infanzia, c’è un problema di organizzazione del lavoro che penalizza le donne, è stato fatto notare alla ministra: “Dobbiamo emanciparci soprattutto dall’idea sbagliata che la conciliazione sia una questione solo al femminile. In presenza di figli, se sostituiamo al concetto di maternità quello di genitorialità, la contrattazione di secondo livello alla quale guardiamo come allo strumento più efficace per venire incontro alle richieste specifiche dei lavoratori ci aiuta a mettere al servizio delle donne gli spazi aperti dalla decontribuzione dei premi di produttività e in generale dal welfare aziendale. E ciò riguarda non solo le donne madri, ma anche le donne single, specialmente le più giovani, che devono conciliare sempre più i tempi della vita e quelli del lavoro. Abbiamo anche introdotto la riduzione totale della quota di contributi a carico della lavoratrice con due o più figli. Aggiungo che l’ostacolo maggiore alla parità non si manifesta nel momento in cui una donna inizia a lavorare ma in seguito, con gli avanzamenti di carriera e la premialità”.
Capitolo sicurezza: perché la nuova patente a punti si applica solo in edilizia?
“Stiamo parlando di una previsione del Testo Unico 81, e di una esplicita e forte richiesta dei sindacati fin dal 2021, mai attuata. È un meccanismo che analizza gli infortuni, impedendo il reiterarsi di situazioni non virtuose. Introdurlo è un atto di coraggio. È anche un modo concreto per spingere tutti a prestare attenzione al rispetto delle regole, specialmente nel settore edile dove è stata registrata una particolare debolezza del sistema. In futuro sarà esteso ad altri settori ad alto rischio. Sono pronta ad accogliere proposte migliorative che rendano lo strumento ancora più efficace e aiutino a qualificare le imprese. La patente a crediti sarà digitale, rilasciata dall’Inl, obbligatoria per le imprese a eccezione di quelle che hanno la qualificazione SOA, e per i lavoratori autonomi attivi nei cantieri temporanei o mobili, il che significa in tutti i cantieri. Il nostro obiettivo è rendere lo strumento generale, specie in settori che prevedono il contemporaneo svolgimento di più fasi di lavoro”.
Uno dei punti deboli del sistema dei controlli è rappresentato dalla carenza di ispettori: nel complesso, tra Inl, nucleo specifico dei carabinieri, Inps e Inail quante assunzioni arriveranno?
“Il numero degli ispettori, e delle ispezioni, sono stati sempre scarsi in rapporto al numero delle imprese. Stiamo cercando di sopperire a questa carenza antica cercando anche di dotare gli ispettori degli strumenti per svolgere al meglio il loro lavoro. Non è solo una questione di numeri. Ma già con gli oltre 800 ispettori inseriti nel 2023, puntiamo a un aumento del 40% dei controlli nel 2024. Stiamo poi valutando, insieme al ministero della Funzione Pubblica, la possibilità di un reclutamento straordinario sui ruoli tecnici dell’Ispettorato, che presenta però delle criticità rispetto alla classificazione contrattuale. Nel frattempo, gli ulteriori 766 ingressi accordati con il Dl Pnrr dovrebbero avvicinarci al nostro obiettivo di raddoppiare i controlli”.
Voltando pagina, Il Sole, poi, ha chiesto alla ministra se sulle politiche attive il Governo Meloni sta coinvolgendo concretamente le agenzie per il lavoro e i fondi interprofessionali al fine di favorire l’occupabilità.
“Puntiamo a creare occupazione, non sussidi passivi. Le nuove misure di inclusione sociale e lavorativa, con i loro effetti sul mondo del lavoro, ne sono una testimonianza: fanno dialogare due mondi, sfruttando anche le potenzialità della tecnologia, per accompagnare o riaccompagnare le persone nel sistema socio-lavorativo. Un meccanismo perfettibile con interventi sui territori, sull’efficacia dei corsi e la classificazione dei beneficiari dopo la fase di assessment. L’esempio è dato dalla revisione del Programma GOL: entro fine mese, invieremo il programma definitivo delle modifiche alla Commissione Europea, condividendolo con le Regioni. Quanto alle agenzie, in questo cambio di paradigma sono finalmente coinvolte, anche se per il momento su politiche specifiche. L’intenzione è quella di ampliarne l’impiego, anche in vista del prossimo periodo di programmazione europea e delle varie tipologie di fondi disponibili. Per quelli interprofessionali, è tempo di confronto sugli aspetti da potenziare dopo la gestione di progetti importanti come il Fondo Nuove Competenze. Il loro supporto è ipotizzabile su forme di politica attiva che vanno oltre l’aspetto puramente formativo”.