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Manovra finanziaria, ecco cosa è stato deciso per il mondo del lavoro

Ieri il sì del Consiglio dei ministri al provvedimento che vale 24 miliardi. Ci sono cento euro in più in busta paga, vantaggi nelle assunzioni ma, per chi va in pensione, Quota 104 (e la cancellazione di Opzione donna)

Ieri, il Consiglio dei ministri ha dato il suo ok alla manovra finanziaria. Si tratta di un provvedimento da 24 miliardi che ora dovrà iniziare l’iter parlamentare ma, almeno nelle intenzioni iniziali della maggioranza, senza subire alcun emendamento. La premier Giorgia Meloni l’ha giudicato “serio e realistico”.

Ma quali sono i suoi punti più rilevanti sul versante del mondo del lavoro? In primis, c’è da rilevare che si prevedono cento euro in più in busta paga. È stato confermato, infatti, il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti. Il testo fa rotta verso la proroga dell’esonero del 7% sulla quota dei contributi previdenziali per guadagni fino a 25mila euro e del 6% fino a 35mila all’anno. Di conseguenza, l’aumento medio che si prevede si aggira attorno alle 100 euro.

Un altro punto che segna la manovra è quello dei vantaggi previsti per chi assume con una deduzione del costo lavoro per le aziende che fanno firmare contratti a tempo indeterminato del 120% ma anche fino al 130% se si arruolano mamme, under 30 percettori del reddito di cittadinanza e persone con invalidità.

Terzo tassello importante, infine, la flat tax confermata al 15% per i lavoratori autonomi fino agli 85mila euro di ricavi e compensi. Per loro, inoltre, è stata anche stabilita la possibilità di pagare l’anticipo Irpef in 5 rate, da gennaio a giugno, anzichè in un’unica rata a novembre.

Capitolo pensioni: lo schema generale senza penalizzazioni è quello che prevede Quota 104, con 41 anni di contributi e 63 d’età. Tuttavia, resta in campo l’incentivo Maroni con contributi in busta paga per chi resta al lavoro. Opzione donna viene cancellata, assorbita, insieme all’Ape sociale, in un Fondo per la flessibilità in uscita che consente a determinate categorie di lasciare il lavoro a 63 anni con 36 di contributi (35 per le donne) con un assegno ponte massimo di 1.500 euro fino al raggiungimento dei normali requisiti di pensione. La premier, a tal proposito, ha rivendicato la conferma della perequazione piena sulle pensioni fino a quattro volte il minimo (e poi a scalare) per una spesa di 14 miliardi e della “super rivalutazione”, come l’ha definita, delle minime per chi ha più di 75 anni.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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