
Il futuro del lavoro è green. Quantomeno perché il 67% dei giovani è convinto che il mercato del futuro richiederà specializzazioni in sostenibilità, consulenza strategica, crisi d’impresa e finanza aziendale.
E per questo i giovani non temono gli sviluppi della tecnologia: lamentano, piuttosto, la complessità della normativa e l’abusivismo professionale.
Lo si evince dal sondaggio realizzato dalla Fondazione nazionale ricerca dei commercialisti su un campione di quasi duemila under 40 iscritti alla categoria, oltre il 10% del totale. Dalle risposte emerge anche l’immagine di un’attività alle prese con cambiamenti epocali, ma non in crisi.
Per oltre il 67% del campione la sostenibilità rappresenta una specializzazione futura in espansione o in forte espansione seguita dalla consulenza strategica (60%) e dalla consulenza direzionale (52%). La tecnologia è un problema solo per il 9% degli intervistati. In cima alle preoccupazioni ci sono invece la complessità normativa (45%) e l’abusivismo professionale (26%).
Sulla crisi della professione, invece, emergono due correnti di pensiero opposte: sebbene il 32,1% la giudichi in “crisi profonda”, per il 34,1% non esiste pericolo ma si tratta di processi di trasformazione epocale legati a mutamenti nel mondo del lavoro e per un altro 29,1% non è in crisi, ma in evoluzione a seguito di innovazioni procedurali e normative.
Nell’ambito delle specializzazioni consolidate, il campione ritiene che le aree più in espansione nel futuro saranno quelle della crisi d’impresa (64%), della finanza aziendale (63%) e della revisione e controllo (55%), mentre per il 51% si verificherà una contrazione dei servizi contabili e fiscali.
E sulle novità tecnologiche? Per quanto riguarda l’impatto dell’Intelligenza artificiale, la percezione è positiva sia in termini di efficienza, basti pensare alla riduzione dei costi e al miglioramento delle prestazioni, che di efficacia con un ampliamento dell’offerta consulenziale.