Sui social, negli ultimi giorni, sta girando molto un post che sembra fotografare bene la situazione economica in cui si muovono le famiglie oggi in Italia. “Quando ero bambino – dice questo post assai condiviso – un cono gelato costava 50 lire, oggi 2,50 euro. Mio padre guadagnava 70 mila lire al mese, cioè 1400 gelati. Oggi, per comprare 1400 gelati ci vorrebbero 3500 euro mentre uno che facesse il suo lavoro non ne guadagnerebbe più di 1500. Ergo, ci hanno fregato 800 coni gelato”. Una riflessione che sta riscuotendo migliaia di mi piace. E che è confermata anche dai dati empirici dell’ultimo rapporto Confcommercio/Censis. Esso mette il dito nella piaga sui timori delle famiglie dovuti ai rincari e all’erosione dei risparmi e certifica i consumi ancora sostanzialmente fermi sebbene la fiducia stia tornando a crescere. Sta di fatto che le famiglie italiane non hanno ancora recuperato né il reddito disponibile pro capite del 2019 (quello precedente alla pandemia), né quello del 2007, quando fu toccato il suo massimo. “Siamo addirittura sotto di 150 euro in termini reali rispetto al 1995, cioè quasi 30 anni fa – ha sottolineato il direttore del Centro studi dell’associazione dei commercianti, Mariano Bella – I 30 anni di bassa crescita si sentono nelle nostre tasche e nei temi di disagio sociale e crescita della povertà assoluta che ogni giorno dibattiamo”. Uno tra questi è senz’altro la scarsa propensione a fare figli. Ma le famiglie, sempre secondo il rapporto Confcommercio/Censis, più che ad allargarsi, tendono a voler ricostruire un adeguato stock di risparmio per far fronte a un contesto ancora caratterizzato dall’incertezza. L’inflazione (in frenata, ma non ancora del tutto domata) e il rialzo dei tassi di interesse, secondo il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, sono i due fattori che comprimono le intenzioni di acquisto e, di conseguenza, rischiano di rallentare la ripresa nonostante l’alta fiducia delle famiglie e la buona previsione della stessa associazione dei commercianti sul versante dei prezzi: per essa, il tendenziale dell’inflazione potrebbe tornare sotto i 6% già ad agosto e scendere sotto al 3% a ottobre e sotto il 2,5% nella media del prossimo anno con un Pil che crescerebbe più dell’1% previsto già nel 2023.
Giù il potere d’acquisto dei salari. Consumi fermi
I dati del rapporto Confcommercio/Censis: cresce la fiducia, ma le famiglie preferiscono risparmiare