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Dati Istat, più contratti stabili ma divari ancora lontani dall’essere colmati

economia
L'istituto di statistica fotografa luci e ombre del mondo del lavoro italiano: donne e Sud hanno ancora molto da recuperare

L’Istat ha diffuso il suo ultimo rapporto annuale sull’Italia. L’istituto di statistica cosa dice a proposito del nostro mondo del lavoro? Beh, innanzitutto, che, nonostante la crescita dell’occupazione dal 2020, l’Italia registra il tasso di occupazione più basso tra i 27 Paesi che compongono l’Unione Europea: nel 2024 è pari al 62,2% tra 15-64 anni, con un divario di oltre 15 punti percentuali con la Germania e quasi 7 punti con la Francia.

Il divario è particolarmente ampio tra i giovani (15-24 anni): 19,7 per cento, -31,3 punti dalla Germania.

Anche il tasso di disoccupazione (6,5 per cento) si mantiene sopra la media UE27 (5,9 per cento) ma, nel confronto con le maggiori economie dell’UE27, rimane inferiore rispetto a Spagna (11,4 per cento) e Francia (7,4 per cento).

Altro dato su cui riflettere: il tasso di inattività in Italia è il più elevato dell’UE27 (33,4 per cento contro una media del 24,6 per cento). La bassa partecipazione al lavoro riguarda soprattutto la componente femminile: nel 2024, il tasso di inattività delle donne raggiunge il 42,4 per cento, oltre 13 punti superiore alla media europea.

Sta di fatto che nel 2024 prosegue la crescita degli occupati la cui stima si attesta a 23,9 milioni (+352mila, +1,5 per cento in un anno; +823mila, +3,6 per cento rispetto al 2019). Nell’ultimo anno, oltre l’80 per cento della crescita è dovuta all’aumento degli occupati con 50 anni e oltre (+285mila, +3 per cento). In generale, l’aumento riguarda sia uomini sia donne ma il divario di genere rimane stabile: il tasso di occupazione è 71,1 per cento per gli uomini e 53,3 per cento per le donne. Anche i divari territoriali restano ampi. Nonostante il Mezzogiorno registri il maggior incremento di occupati (+2,2 per cento), la distanza dal Nord rimane elevata, anche se in calo (rispettivamente
49,3 per cento contro 69,7 per cento, oltre 20 punti in meno).

Nel 2024, poi, il tasso di occupazione cresce soprattutto tra gli individui di 45-54 anni (+1,3 punti percentuali in un anno) e, in misura leggermente maggiore, tra quelli di 55-64 anni (+1,7 punti). Più contenuto l’aumento per gli individui con età compresa tra 25 e 44 anni, mentre per i giovani di 15-24 anni il tasso di occupazione subisce un calo di 0,7 punti.

L’aumento degli occupati riguarda solo i più istruiti: nel 2024 crescono solo gli occupati con diploma (+2,2 per cento) o laurea (+3,7 per cento), mentre calano quelli con al massimo la licenza media (-1,8 per cento). Il tasso di occupazione raggiunge l’82,2 per cento tra i laureati e scende al 45,1 per i meno istruiti. Il divario di genere si riduce con l’aumentare del livello di istruzione: 28 punti tra chi ha al massimo la licenza media, che passano a 19,5 tra coloro che possiedono un diploma e a quasi 7 punti tra laureati e laureate.

Una buona notizia è questa: cresce l’occupazione stabile, calano i contratti a termine. Il numero dei dipendenti a tempo indeterminato (67,2 per cento del totale) è in aumento del 3,3 per cento, mentre il numero dei dipendenti a tempo determinato (11,6 per cento del totale) cala del 6,8 per cento. Stabile la quota dei lavoratori indipendenti (21,2 per cento). Nel 2024, l’82,9 per cento degli occupati lavora a tempo pieno (+0,9 punti) rispetto al 2023. Il lavoro a tempo parziale interessa il 17,1 per cento del totale (-0,9 punti) ed è più frequente tra le donne (30 per cento del totale delle occupate contro il 7,5 per cento degli uomini).

Aumenta, quindi, l’occupazione “standard”, ma una quota rilevante resta vulnerabile. I lavoratori standard (dipendenti a tempo indeterminato e autonomi con dipendenti che lavorano a tempo pieno) sono il 63 per cento nel 2024 (+2,1 punti sul 2023). Oltre un terzo dei giovani con meno di 35 anni e quasi un quarto delle donne presenta, invece, almeno una forma di vulnerabilità occupazionale (contratto a termine o part-time involontario). Il 28,1 per cento dei giovani con meno di 35 anni lavora a tempo determinato, il 5,9 per cento ha un lavoro a termine con part-time involontario. Le occupate hanno più spesso lavori con part-time involontario (13,7 per cento, il 4,3 per cento anche con contratto a tempo determinato.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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