
Lunedì prossimo potrebbero esserci novità sul fronte dell’emergenza caldo da affrontare anche sui posti di lavoro. Negli ultimi giorni, con le temperature record di Caronte, si è tramutata in un vero e proprio dramma che ha fatto registrare una serie di morti sul lavoro. A rischio ci sono i lavoratori che sono impegnati all’aperto: da quelli che si occupano della manutenzione stradale a quelli del comparto edile, dall’agricoltura ai trasporti.
Fatto sta che la ministra del Lavoro Marina Calderone, finora, ha fatto trapelare solamente un’apertura verso lo smart working emergenziale. E a questa proposta Cgil, Cisl e Uil non hanno risposto in maniera positiva. Per i sindacati, infatti, l’emergenza è da combattere fuori dagli uffici che, in questa estate rovente, sono salvati dai condizionatori. In generale, per i rappresentanti dei lavoratori, il clima cambia e deve cambiare anche il lavoro, nel nome della sicurezza. E la controproposta, allora, è quella di semplificare il ricorso alla cassa integrazione legata ad eventi climatici estremi. Essa, in realtà, esiste dal 2017, quando fu fissata la quota di 35 gradi reali o percepiti per lo stop al lavoro soprattutto per asfaltisti e addetti alla fornace dei laterizi che arrivano, secondo le stime di Fillea Cgil, a percepire anche 10-12 gradi in più. Ma ora la battaglia è per tutti. E per questo si chiede che la cassa integrazione per eventi climatici estremi sia semplificata e, soprattutto, finanziata.
Nel 2022, hanno chiesto questo tipo di cassa 4.784 imprese, il doppio rispetto a un anno prima (2.428). La Uil chiede un decreto d’urgenza per fermare le attività sotto il solleone da 32-33 gradi. Ma Confcommercio e Ance ci vanno coi piedi di piombo in quanto hanno paura delle ripercussioni sull’economia soprattutto in questo momento, nel pieno della stagione turistica.
Lunedì, così, tanto per iniziare, si potrebbero fornire indicazioni operative alle aziende sulla modifica dei modelli organizzativi al fine di consentire una diversa modulazione degli orari di lavoro e delle pause. Ma l’approccio al problema non potrà essere più esclusivamente emergenziale: il riscaldamento climatico non è un evento eccezionale.