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C’è più lavoro: ecco le due categorie che ne beneficiano

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I dati Istat: aumenta il numero di dipendenti a tempo indeterminato e degli indipendenti

Negli ultimi 12 mesi, si sono creati mezzo milione di posti di lavoro in più. Non solo: il numero degli inattivi è calato. Ma, proprio in diretta conseguenza di questo, i disoccupati sono tornati sopra quota 2 milioni. È questa la fotografia che scatta l’Istat, sottolineando, tra l’altro, come si sia registrato l’ottavo trimestre consecutivo di aumento del numero complessivo di lavoratori.

Prendendo in esame i primi 3 mesi del 2023, sono 513mila gli occupati in più (+2,3%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 104mila in più (+0,4%) rispetto al trimestre precedente. Crescono anche le ore lavorate: +1,3% rispetto al trimestre precedente e +3,3% rispetto al primo trimestre del 2022. Ma quali sono le categorie che maggiormente beneficiano di questo aumento di posti di lavoro? Sempre secondo Istat, si tratta dei dipendenti a tempo indeterminato (tra le cui fila si contano 92mila unità in più) e gli indipendenti che salgono di 27mila lavoratori. Questo, a discapito del lavoro dipendente che mette il segno meno calando di 15mila unità.

Più lavoro, in ogni caso, non significa che automaticamente si abbassi il tasso di disoccupazione. Infatti, in questo caso, è calato il numero di inattivi (meno 150mila unità rispetto al primo trimestre 2022 e meno 558mila sullo stesso periodo dello scorso anno). E, di conseguenza, il numero di disoccupati ha toccato quota 2 milioni e 13mila persone: 23mila in più sui 3 mesi precedenti ma 76mila in meno sull’anno. Il che porta a un tasso di occupazione del 60,9% (+0,3% sul trimestre e +1,5% sull’anno). Mentre quello di inattività (calcolato tra i 15 e i 64 anni) è del 33,7% (-0,4% sui tre mesi e -1,4% sull’anno). Infine, Istat rileva un aumento del costo del lavoro (+1,8%). Ma è un dato che rimane inferiore al tasso di inflazione (a marzo, del 7,6%).

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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