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Istat, nuovo record di occupati (ma la crescita rallenta)

A dicembre, per il quinto mese consecutivo, il numero di persone con un impiego, sebbene a ritmo più rallentato, è continuato a salire. Ora è pari al 61,9% mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,2%. Buoni anche i dati per gli infortuni

La notizia di oggi è senz’altro quella del nuovo record di occupati in Italia certificato da Istat: abbiamo migliorato quello di un mese fa giungendo a quota 23,754 milioni. Nel dettaglio: a dicembre, per il quinto mese consecutivo, l’occupazione è continuata a salire: 14 mila occupati in più che in un anno fanno 456 mila.

Ma, ci sono anche dei ma: Su novembre, ci sono più contratti a termine e autonomi. Inoltre, sono in calo i rapporti di lavoro permanenti e, a fronte di meno disoccupati, ci sono più inattivi.

Altro ‘ma’ importante: è vero che l’occupazione fa il suo nuovo record, ma a un ritmo più rallentato e nella sola componente maschile oltre, come accennato, con rapporti di lavoro a termine (+21 mila) o autonomo (+26 mila).

Fatto sta che il tasso di occupazione arriva al 61,9% (per gli uomini si attesta al 71%, per le donne è al 52,8%, oltre 18 punti in meno). E che il tasso di disoccupazione è sceso al 7,2%, il valore più basso da gennaio 2009.

Nel confronto mensile, tuttavia, sono segnati in risalita gli inattivi, tra cui gli scoraggiati: +19 mila unità. E’ il secondo mese consecutivo di crescita per gli inattivi.

Sempre sul mese, poi, l’Istat ha registrato un lieve calo dell’occupazione femminile (-5 mila unità), un campanello d’allarme considerata la necessità per il nostro Paese di migliorare la condizione occupazionale delle donne per spingere il Pil.

Bisogna dire, in ogni caso, che, rispetto a dicembre 2022, la fotografia sul mercato del lavoro è comunque positiva: l’aumento di 456 mila occupati, quasi tutti stabili, coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,2 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,4 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

Un discorso a parte meritano, invece, i giovani e i salari. A dicembre, nelle classi d’età sotto i 25 anni e sotto i 36 anni, l’occupazione è in aumento, rispettivamente di 51 mila e di 38 mila unità. Il tasso di disoccupazione giovanile è in lieve calo al 20,1%. Ma, a livello internazionale, restiamo agli ultimi posti.

Per quanto riguarda i salari, nella media del 2023, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto del 3,1% rispetto all’anno precedente. La decisa decelerazione dell’inflazione nel corso del 2023 ha ridotto la distanza tra la dinamica dei prezzi (Ipca) e le retribuzioni contrattuali a circa 3 punti percentuali, meno della metà di quella osservata nel 2022.

I contratti in attesa di rinnovo a fine dicembre 2023 sono 29 e coinvolgono circa 6,5 milioni di dipendenti, il 52,4% del totale.

Ieri, poi, sono anche usciti i dati Inail: ebbene, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e dicembre 2023 sono state 585.356 (-16,1% rispetto al 2022), di cui 1.041 con esito mortale (-4,5%). In aumento, invece, le patologie di origine professionale denunciate: sono state 72.754 (+19,7%).

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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