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L’Italia non è un Paese per laureati: sono pochi e mal pagati

laureati
Il rapporto AlmaLaurea: ai dottori, in media, 1300 euro al mese. E alle donne va ancora peggio

Se in Francia e in Spagna, si laurea il 50% dei giovani, in Italia la soglia dei dottori non arriva al 30%. E un perché ci sarà. Lo ha svelato il venticinquesimo rapporto di AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati.

Nel nostro Paese resiste un paradosso: i laureati sono pochi e, mediamente, anche poco pagati. La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è pari in media a 1332 euro per i laureati di primo livello e di 1366 euro per quelli di secondo livello. A cinque anni dal titolo, lo stipendio diventa di 1635 euro per i laureati triennali e di 1697 euro per i magistrali. Non è tutto: va ancora peggio per le donne perché si conferma anche il divario di genere.

Gli uomini, rispetto a loro, percepiscono in media 70 euro netti in più al mese e hanno l’11,7% di possibilità in più di essere assunti. Un vero e proprio smacco se si pensa che la maggior parte di chi si laurea è di sesso femminile (59,7%) e se si constata che la forbice retributiva è molto ampia a seconda della regione di appartenenza.

Chi lavora al Nord, infatti, percepisce in media 101 euro mensili netti in più di chi lavora al Sud. E chi decide di andare all’estero fa sua una vera e propria fortuna portando a casa oltre 600 euro netti mensili in più rispetto a chi rimane nel Mezzogiorno. Questo spiega anche l’esodo che sta continuando a svuotare il Sud dei suoi cervelli: il 33,3% di chi ha una laurea di primo livello in tasca fa le valigie.

Addirittura il 47,5% di chi arriva a completare il percorso magistrale. Sta di fatto che, a un anno dal conseguimento del titolo, lavora il 75,4% dei laureati triennali e il 77,1% dei magistrali. A cinque anni, rispettivamente, il 90,2% e l’88,7%. E c’è la buona notizia che per i laureati aumentano anche i contratti a tempo indeterminato.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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