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Italia, il Paese della grande diseguaglianza

Eurostat ha misurato il tasso di povertà nelle regioni di tutt'Europa: nel Bel Paese le 3 più ricche e le 3 meno abbienti dell'intero Continente. La classifica

In vista del programma Strategia Europa 2030, il programma varato dall’Unione Europea con l’obiettivo di contrastare la povertà nel continente con delle politiche nazionali che favoriscano lavoro e inclusione sociale, Eurostat ha diffuso un rapporto che fotografa la condizione in cui ci si ritrova oggi. In tutti e 27 Paesi della Ue, sono 95,4 milioni le persone in grave difficoltà economica: più di uno su cinque. E l’Italia, in particolare, con il 24,4% di indigenti, si piazza sotto la media generale del 21,6%. Ma qual è la classifica delle regioni italiane più povere? Peggio di tutte fa la Campania con un tasso di povertà o esclusione sociale del 46,3%. Seguono la Calabria col 42,8%, la Sicilia (41,3%), il Molise (37,2%), la Sardegna (36,4%), la Puglia (35,9%), l’Abruzzo (35,3%), la Basilicata (28,3%), il Lazio (26,1), la Liguria (24,3%), il Piemonte (16,5%), il Friuli-Venezia Giulia (15,5%), il Veneto (14,8%), la Lombardia (14,8%), la Toscana (13,8%), le Marche (13,6%), la provincia di Trento (12,1%), la provincia di Bolzano (11,7%), l’Umbria (11,1%), l’Emilia-Romagna (9,6%) e la Valle d’Aosta, che è la regione più ricca d’Italia con un tasso di povertà di solo l’8,6%. Da notare che il Bel Paese spicca per le sue enormi diversità territoriali. Infatti, Umbria, Emilia Romagna e Valle d’Aosta si piazzano tra le prime 10 regioni europee più ricche, mentre Campania, Calabria e Sicilia sono tra le peggiori 10 dell’intero continente. Nemmeno i territori più in difficoltà di Spagna e Grecia sono paragonabili a quelli del nostro Sud. Ma Eurostat che parametri ha utilizzato per misurare la povertà? Prima di tutto, ha tenuto conto della distanza con il reddito medio di ciascun Paese. In Italia, per il 2022, la soglia per la persona singola è di 930 euro. Poi si è calcolata la bassa intensità di lavoro, che tiene conto delle famiglie nelle quali le persone in età lavorativa (18-64 anni) sono impiegate per meno del 20% dei mesi teoricamente possibili (in Campania, in questa situazione, ricadono 22 persone su 100 contro la media nazionale di 10). Infine, come ultimo parametro, si è tenuto conto della grave deprivazione materiale e sociale: l’impossibilità di potersi permettere sette giorni di vacanza fuori casa all’anno, avere delle bollette inevase, non possedere un’auto, non poter riscaldare l’abitazione, non poter cambiare dei mobili danneggiati, non poter comprare all’occorrenza del vestiario nuovo, non poter andare a mangiare fuori almeno una volta al mese. In Campania, si trova in questa situazione il 14% dei residenti contro una media nazionale del 4,5%.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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