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Sicurezza: nei primi due mesi del 2025 meno infortuni ma più morti

A gennaio e febbraio, 97 decessi e un tragico incremento del 6,6% di chi è andato a lavorare ma ha trovato la morte

Meno infortuni, ma più decessi: è questo il bilancio dei primi due mesi del 2025 sul fronte della sicurezza nel mondo del lavoro. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro presentate all’Inail nel primo bimestre dell’anno sono state 61.641, in diminuzione del 5,2% rispetto ai primi due mesi del 2024; gli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro, sono stati 12.181, in calo del 2,1%.

Sta di fatto che le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale sono state 97 (+6,6%, rispetto alle 91 registrate nei due mesi del 2024); quelle in itinere sono state 36 (+33,3%, nove in più rispetto alle 27 di gennaio-febbraio 2024).

Tutti questi sono dati Inail, l’ente che comunque ha dovuto precisare che non ha tenuto conto degli studenti e che quindi ha diramato numeri provvisori.

Il tutto, mentre aumentano almeno del 5,8% anche le patologie di origine professionale denunciate, pari a 14.917.

Ma nel 2024 come era andata? Il bollettino di fine anno segnò 1.090 le vittime sul lavoro contro i 1.041 decessi di fine dicembre del 2023. I dodici mesi scorsi, quindi, hanno fatto segnare 49 vite spezzate in più per un incremento del 4,7%.

Stando all’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, poi, è stato il settore delle costruzioni quello maggiormente a rischio, mentre per quanto riguarda i lavoratori, sono stati gli stranieri i più coinvolti dal dramma delle morti bianche, oltre che gli ultrasessantacinquenni.

Infine, sempre a fine dicembre 2024, con un’incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale, le regioni più pericolose per i lavoratori sono risultate essere Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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