
Dopo la pandemia, c’è un popolo che continua ad essere in sofferenza in Italia: è quello delle Partite Iva. Lo si evince dall’indagine compiuta dalla Fondazione studi Consulenti del Lavoro sulla base di dati Istat relativi al primo trimestre del 2023. In generale, rispetto al 2019, si sono persi per strada in questa categoria 214mila occupati. Prima della diffusione del virus, gli autonomi erano 5 milioni e 223mila: ora il 4,1% in meno. Ma, più nello specifico, quali sono i settori dove le Partite Iva soffrono di più? Di sicuro, nella piccola imprenditoria e nelle libere professioni. Nel primo caso, si è registrata una contrazione del 7%; nel secondo del 4,9%. Il Covid ha rappresentato uno spartiacque soprattutto per i professionisti senza dipendenti, con una piccola attività. Per gli artigiani e i commercianti senza dipendenti, infatti, il calo è stato addirittura del 10,7%. I lockdown hanno permesso la sopravvivenza solamente delle realtà più strutturate. Di questo e di altri aspetti se ne parlerà oggi a Bologna nel corso della presentazione del Festival del Lavoro, soprattutto tenendo conto che il calo delle Partite Iva viene registrato mentre l’occupazione sale: nel primo trimestre del 2023, essa ha fatto un balzo del 2,3% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Il lavoro autonomo, invece, stenta a recuperare i livelli pre-Covid. Secondo Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, essenzialmente per due motivi. Il primo è rappresentato dalle ferite che il Covid ha lasciato in eredità, sottolineando la fragilità di molti lavori autonomi. Il secondo è la scarsa propensione dei giovani a mettersi in gioco da soli, a tentare una carriera senza dipendere da alcuno. Un problema di cui, a detta del rappresentante dei consulenti, dovrebbe farsi carico il Governo.