Il governo sta spingendo molto affinché un posto di lavoro statale diventi di nuovo molto ambito (ne abbiamo parlato qui). Anche per questo, quindi, i concorsi pubblici per lavorare nei Comuni, nelle Regioni e negli altri enti locali avranno nuove regole. Infatti, queste amministrazioni pubbliche devono adeguarsi a quanto sancito dal Dpr 82/2023.
Fino a che ciò non sarà fatto, non sarà inibita loro né l’indizione, né l’effettuazione, né la conclusione dei concorsi. Resta il fatto, però, che i nuovi bandi devono comunque dare immediata applicazione alle novità dettate dal legislatore.
Ma quali sono? Pima di tutto, l’organo competente all’adozione del regolamento è la giunta che può sia includerlo in quello sull’ordinamento degli uffici sia farne un testo autonomo.
Non è necessaria, poi, alcuna relazione sindacale, tranne che si includa in questo documento la disciplina delle progressioni verticali, nel qual caso, su questa parte, si deve dare corso all’informazione preventiva e, a richiesta, al confronto.
Le pubbliche amministrazioni, inoltre, non possono più indire concorsi per soli titoli: una procedura fin qui utilizzata soprattutto per le assunzioni a tempo determinato. In compenso, esse possono scegliere tra quelle per esami, per titoli ed esami e i corsi-concorso.
Ancora: non c’è spazio per prevedere un esonero dal vincolo dell’utilizzo di strumenti informatici per lo svolgimento delle prove scritte: il Dpr 82 conferma il carattere vincolante di questa previsione che, al massimo, può essere sostituita dallo svolgimento a distanza. Analogamente, non c’è spazio per derogare al vincolo della pubblicazione del bando sul portale Inpa, né per la ricezione delle domande attraverso questo canale né per le comunicazioni ai candidati, sebbene quest’ultima funzionalità al momento non sia ancora operativa.
Diventa facoltativa, infine, la pubblicazione dei bandi sulla Gazzetta Ufficiale.