235 visualizzazioni 3 min 0 Commenti

Ci risiamo: per Confartigianato rimane scoperto un posto di lavoro su due. E su TikTok si capisce perché

Tra i più giovani avanza (anche) la moda di cercare unicamente impieghi che richiedono solo un minimo di impegno. Non per realizzarsi, ma per pagare giusto le bollette. Sotto l'hashtag #lazygirljob

Secondo l’ultima ricerca Confartigianato, è introvabile un lavoratore su due: nel senso che le aziende fanno sempre più fatica a coprire i posti a disposizione. Nell’ultimo anno, gli introvabili, sul totale delle assunzioni previste, sono passati dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% dello stesso mese del 2023. È una vera e propria emergenza, quindi. Che mette in pericolo il made in Italy. E che riguarda tutte le aree del Paese, tant’è che la quota di lavoratori difficili da trovare è salita del 9,1% nel Mezzogiorno, del 6,9% nel Centro, del 7,4% nel Nord Ovest e del 6,5% nel Nord Est.

Cosa c’è all’origine di questo fenomeno? Sempre secondo lo studio di Confartigianato, mancanza di candidati (nel 32,4% dei casi) e inadeguata preparazione (10,8%). Le aziende, da parte loro, tentano di essere maggiormente appetibili non solo aumentando le retribuzioni, ma anche offrendo pacchetti di welfare aziendale, flessibilità oraria, smart working.

Tuttavia, il quadro in cui devono muoversi sembra farsi sempre più complicato. Prova ne è l’ultima tendenza che sta prendendo piede sui social: il #lazygirljob, letteralmente lavoro da ragazza pigra. È stata la tiktoker Gabrielle Judge a rendere popolare questo hashtag definendolo come il classico lavoro da remoto “per pagare le bollette”: senza, vale a dire, spenderci troppe energie.

In pratica, se il lavoro, fino alla generazione precedente, era ancora un modo per realizzarsi, oggi, invece, per i più giovani, sembra solo un modo di guadagnare il più possibile col minimo sforzo. E, di conseguenza, essi stessi teorizzano (e praticano) una sorta di pigrizia lavorativa.

Sta di fatto che i “lavori da ragazza pigra” potrebbero essere considerati “lavori inutili” (“bullshit jobs”, come li ha definiti l’antropologo David Graeber: lavori pagati che sono privi di senso). Ma anche se sembrano allettanti, in realtà, possono avere risvolti negativi. Tant’è che il Washington Post si è chiesto, ad esempio, quanto saranno felici tra 10 o 20 anni le persone che cercano lavori a distanza “a bassa intensità”, senza troppi sforzi. Il pericolo intravisto dal quotidiano statunitense è che potrebbe trattarsi di una decisione accomodante a breve termine, ma con costi significativi a lungo termine. Questo innanzitutto perché, se da remoto si possono ottenere risultati, non è detto che poi si riesca a costruire una rete sociale lavorativa, il cosiddetto capitale umano, che fa crescere un lavoratore a lungo termine. E poi perché non si può non considerare il fatto che i lavori più divertenti o comodi di solito sono anche i primi a subire tagli durante i periodi di recessione. Un dato non da poco.

Avatar photo
Redazione - Articoli pubblicati: 888

Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

Twitter
Facebook
Linkedin
Scrivi un commento all'articolo