
Il Randstad Workmonitor di quest’anno, una ricerca condotta in più di 30 Paesi per indagare come il lavoro venga percepito dai lavoratori e quali trasformazioni stiano prendendo piede nel mercato del lavoro. conferma un dato che già avevamo avuto modo di sottolineare: uno stipendio adeguato non è l’unico motivo per cui restiamo in un’azienda. L’ambiente in cui operiamo quotidianamente fa una grande differenza.
Per la sezione italiana sono state intervistate 756 persone, con un focus su due temi specifici: il senso di comunità e le motivazioni nello sviluppo professionale. Ebbene: dallo studio, è emerso che sta nascendo una nuova sensibilità rispetto alle modalità con cui si vive l’esperienza lavorativa, con una riflessione sempre più diffusa sulle relazioni che si instaurano e sull’ambiente in cui si è inseriti.
Alla domanda: quali fattori ti spingono a lasciare il lavoro? Il 41% ha risposto il salario basso; solo un punto percentuale in meno, il 40%, l’ambiente di lavoro negativo.
Quest’aspetto risulta evidente dalla comparazione proposta nel report: da un lato c’è un dato concreto e oggettivo, ovvero lo stipendio; dall’altro, un elemento percettivo, ossia la considerazione dell’ambiente lavorativo. Questi due fattori hanno un peso pressoché uguale per i lavoratori che valutano se restare o meno in azienda.
Ma c’è di più, a conferma di quanto un ambiente lavorativo percepito come positivo sia cruciale: sviluppare un senso di appartenenza alla comunità in cui si lavora influisce sul benessere mentale per l’89% degli intervistati, un fattore che a sua volta contribuisce a migliorare la produttività.