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Pubblicità occulta e odio sui social, Agcom dà le linee guida agli influencer

Dopo i casi che hanno coinvolto Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli, si apre un tavolo tecnico: chi lavora on line dovrà adattarsi a un nuovo codice

I primi a chiedere regole sono stati proprio loro, gli influencer. E ora, sulla scorta del caso-Ferragni e di quello che ha coinvolto Selvaggia Lucarelli, si sta passando dalle parole ai primi fatti. Stop all’odio, alla discriminazione e all’istigazione al reato, tutela dei minori e corretta rappresentazione dell’immagine della donna rappresentano, infatti, alcuni dei punti fissati dall’Agcom nelle linee guida sugli influencer, approvate già una settimana fa all’unanimità e pubblicate online al fine di garantire il rispetto delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi.

Cosa, nello specifico? Le norme su trasparenza e correttezza dell’informazione, tutela dei minori e diritti della persona, trasparenza in materia di comunicazioni commerciali e product placement.

Fatto sta che la stessa Agcom ha annunciato che ulteriori misure saranno definite da un tavolo tecnico istituito ad hoc.

“Le regole necessarie – hanno spiegato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – perché gli influencer svolgono un’attività economica, hanno la responsabilità editoriale sui contenuti, che include il controllo effettivo sulla creazione, sulla selezione o sulla organizzazione dei contenuti stessi, forniscono un servizio che ha un impatto rilevante su una porzione significativa di pubblico e un legame stabile ed effettivo con l’economia italiana”.

In realtà, le linee guida sono scaturite da un dibattito partito molto prima che scoppiasse lo stesso caso-Ferragni, alla fine dello scorso anno, ha dichiarato Massimiliano Capitanio, commissario Agcom.

In ogni caso, Sara Zanotelli, presidente dell’Associazione Italiana Content & Digital Creators, l’ha messa così: “Siamo assolutamente a favore delle indicazioni di Agcom. E auspichiamo non sia certo questo il punto di arrivo”.

Comunque, ci sono due punti controversi dal punto di vista degli influencer. Il primo è rappresentato dai parametri che identificano i soggetti a cui si rivolgono le linee guida e la responsabilità editoriale. I destinatari sono gli influcencer (e “vlogger”, “streamer”, “creator”, “uploader”) che raggiungano almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media e abbiano superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagementrate medio pari o superiore al 2% (significa che hanno suscitato commenti o like in almeno il 2% dei contenuti pubblicati).

Questi influencer devono evitare il ricorso a tecniche subliminali, sia nei contenuti informativi o di intrattenimento sia commerciali; rispettare le norme in tema di comunicazioni commerciali, televendite, sponsorizzazioni e inserimento di prodotti e il divieto di pubblicità occulta, nonché i relativi regolamenti dell’Agcom e dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (riportando in sovrimpressione una scritta che renda subito riconoscibile la natura pubblicitaria del contenuto). Inoltre, devono “garantire la presentazione veritiera dei fatti” e “verificare la correttezza e l’obiettività delle informazioni anche attraverso la menzione delle fonti”, nonché contrastare la “disinformazione online”. Ancora: sono tenuti al rispetto delle norme in materia di diritto d’autore e della proprietà intellettuale.

Ma, in caso di violazione, che succede? A quel punto, si applicano le multe previste dal Testo unico: da 10 mila a 250 mila euro per la trasparenza pubblicitaria, da 30 mila a 600 mila euro in materia di obblighi di tutela dei minori.

Ora, in ogni caso, sarà il tavolo tecnico a cui parteciperanno le associazioni di influencer, le piattaforme di condivisione di video, i social media e le agenzie di influencer marketing, a definire con uno o più codici di condotta le ulteriori misure e le modalità volte a garantire il rispetto delle norme.

Il codice dovrà anche prevedere sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer: “In particolare – ha spiegato sempre l’Agcom – dovrà essere chiaramente individuabile il mittente o creatore del video e dovrà essere disponibile un dato di contatto”.

Entro trenta giorni, chi è interessato può chiedere l’adesione al tavolo tecnico: entro 60 giorni partiranno i lavori che si concluderanno entro 120 giorni dall’insediamento.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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