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Nuovi lavori, parte il tavolo Agcom per gli influencer

Dopo il caso Ferragni, martedì prende il via la consultazione generale per le regole a cui devono attenersi coloro i quali guadagnano attraverso i social

Martedì 5 marzo è convocato il primo tavolo dell’Autorità Garante per le comunicazioni (Agcom) per scrivere le linee guida per gli influencer. Dopo il caso Ferragni, chi siederà al tavolo? L’invito, tra gli altri, è arrivato alla Doom entertainment, l’agenzia di management di Fedez, a una delle società legate a Clio Make-up, alias Clio Zammatteo, la più nota influencer italiana di cosmesi e altri 63 destinatari tra agenzie di comunicazione, associazioni di categoria del mondo dei media, studi legali e colossi del digitale.

Le prime regole di condotta sono state varate lo scorso gennaio: ora, agiranno da piattaforma iniziale per la discussione.

Del resto, una stretta sul lavoro dei content creator era stata evocata un po’ da tutti. E l’obiettivo, ora, è che anche gli influencer siano tenuti a rispettare il Testo unico sui servizi dei media audiovisivi (Tusma) che già detta le regole a televisioni e radio.

L’Agcom, infatti, ha equiparato le responsabilità degli influencer con un largo seguito, ossia con almeno un milione di follower e un tasso di engagement, quindi di reazioni, commenti e like, ad almeno il 2% dei contenuti pubblicati, a quelli dei grandi operatori di comunicazione.

Ma quali sono le nuove regole per influencer, streamer, vlogger e content creator? In primis, sono quelle contro l’istigazione all’odio e alla violenza, per la tutela dei minori e per il rispetto del diritto d’autore. Compresi obblighi a rimuovere i contenuti incriminati. C’è poi una norma dedicata alla verifica delle fonti e della correttezza delle informazioni e il richiamo a rendere chiari i messaggi commerciali e pubblicitari, con scritte e hashtag che li distinguano dagli altri contenuti.

Sta di fatto che l’efficacia dei controlli non è scontata. L’Agcom, evidentemente, dovrà investire risorse significative per monitorare e regolare un mercato che evolve rapidamente, garantendo al contempo la tutela dei consumatori e la correttezza delle pratiche commerciali.

Il tavolo convocato dall’Agcom sarà anche un primo banco di prova per i compiti del Digital services act, il nuovo regolamento Ue sui servizi digitali che impone di sorvegliare a vario titolo (dalla disinformazione alla trasparenza dei contratti) tutti gli operatori del web.

Al tavolo sono state convocate anche 17 associazioni di categoria, tra cui il sindacato degli influencer Assoinfluencer, quello dei social media manager Ansmm, l’Associazione italiana dei content e digital creator (Aicdc) e il Siicc, ma anche realtà del molto della pubblicità (come Iab, Istituto di autodisciplina pubblicitaria, Unacom, Osservatorio branded entertainment, Onima, Web3Alliance e Upa) e Fimi, il sindacato dei discografici, Federvini (che rappresenta l’industria del vino), Anitec-Assinform (digitale), Consorzio Netcomm (ecommerce), Anica (cinema), Indicam (che tutela dalla contraffazione). Poi ci sono due editori (Gedi e Mondadori), l’ufficio del sottosegretario all’Innovazione tecnologica di Palazzo Chigi, la società di affari legali Ld Public affairs expertise, la docente universitaria di media e marketing Stella Romagnoli e Virginia Messina, fondatrice e ad dell’agenzia Blue Monkey Studio. Infine, ci sono le big tech: TikTok, Google e LinkedIn. Un messaggio di posta elettronica certificata è stato mandato anche all’indirizzo di X, l’ex Twitter. Le regole per svolgere al meglio una nuova professione hanno bisogno della massima partecipazione.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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