Alcune grandi imprese italiane, vedi Luxottica, hanno già aperto le porte alla settimana corta. Ma il 2024 potrebbe essere l’anno buono per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni anche nella Pubblica amministrazione. Questo, sebbene le perplessità, come quelle che ha avuto modo di esternare il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, non mancano.
Sta di fatto che comunque anche nel pubblico si vara la prima sperimentazione: la prima società partecipata dallo Stato italiano a sperimentare la settimana corta sarà la Sace. I suoi dipendenti avranno la possibilità di lavorare quattro giorni a settimana, per un totale di 36 ore (al posto delle attuali 37), scegliendo qualsiasi giorno della settimana per il riposo, sulla base di una programmazione mensile a livello di area.
La Sace rappresenta un gruppo assicurativo-finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale. La settimana corta fa parte di un suo piano più ampio di riorganizzazione del lavoro che prevede anche l’eliminazione dei controlli sulle timbrature e la possibilità di lavorare da remoto senza limiti al numero di giornate consentite.
I risultati di questa sperimentazione saranno valutati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che analizzerà l’efficacia e l’impatto delle misure introdotte.
Una svolta, quindi, potrebbe essere dietro l’angolo. Tanto più che, finora, le sperimentazioni sulla settimana di quattro giorni lavorativi hanno dato risultati promettenti. Nel Regno Unito, ad esempio, si sono coinvolte trentatrè aziende e quasi mille dipendenti. E nessuna delle aziende partecipanti ha scelto di tornare a una settimana di cinque giorni dopo il termine della sperimentazione: la produttività è rimasta stabile, mentre la soddisfazione dei dipendenti è aumentata notevolmente.
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