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“Reddito di gravidanza”: le ipotesi per tagliare le tasse alle famiglie con figli

Il provvedimento annunciato dal Governo per far fronte all'inverno demografico, alle esigenze del mercato del lavoro e alla tenuta del sistema pensionistico
Il titolo di apertura de Il Giornale, il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi e vicino al Governo Meloni, non poteva essere più esplicativo: “Reddito di gravidanza”, si leggeva in prima pagina all’indomani dell’idea lanciata dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti di tagliare le tasse alle famiglie con almeno due figli.
In effetti, l’evidenza data alla notizia rende bene il fatto di come questa proposta arrivata da Via XX Settembre sia destinata a far discutere.
In che termini? Uno dei problemi principali dell’Italia è quello di dover affrontare una forte denatalità, con conseguenti ricadute sia sulla tenuta del sistema pensionistico sia sul mercato del lavoro, con alcuni tipi di impiego che faticano ad essere coperti da una offerta di manodopera sufficiente.
I dati Istat, in tal senso, sono drammatici con un curva che nel 2008 toccava quota 576.659 nascite e nel 2022 392.600 (per la prima volta sotto quota 400mila). Così, l’esecutivo ha deciso di puntare sul fisco per invertire la rotta e cercare di superare l’inverno demografico con tagli all’Irpef a favore di chi ha due figli in su.
Palazzo Chigi, che già nel Def ha avuto modo di sottolineare come l’incidenza dei migranti possa essere funzionale alla riduzione del debito pubblico nel lungo periodo, sta studiando un vero e proprio piano di incentivi: le tasse sul reddito arriverebbero ad azzerarsi dal terzo under 14 compreso nel nucleo familiare.
Ma in campo sono almeno due le ipotesi di intervento. La prima prevede uno sconto Irpef con un taglio tra il 50% e il 66% dell’aliquota a carico di uno dei coniugi componenti di una famiglia con almeno due figli. Zero Irpef, invece, per chi ha tre o più bambini. Gli sconti sarebbero validi dalla nascita fino al compimento dei 14 anni. E toccherebbero anche ai divorziati, con un vantaggio a favore di chi vive assieme ai figli (il che eliminerebbe, però, l’assegno unico).
Come seconda ipotesi in campo, invece, c’è quella della detrazione secca. L’idea, in questo caso, è quella di affiancare all’assegno unico per i figli una detrazione di 10mila euro all’anno per ogni figlio a carico per tutte le famiglie, senza limiti Isee e fino al termine del corso di studi universitari.
I tempi di questa riforma? Bisogna dire che nessuno se li aspetta imminenti. Probabilmente, il 2024 potrebbe essere l’anno buono, comunque entro la legislatura. C’è, in ogni caso, da tenere conto della condizione dei conti pubblici: sarebbe in grado di consentire un intervento già nella prossima legge di bilancio?
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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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