
Oggi che è San Valentino, in quanti avrebbero fatto carte false per avere un giorno libero al lavoro? Sicuramente in tanti. Sta di fatto che, in Italia, tutto si può dire, tranne che si sta poco sul posto di lavoro. Secondo l’ultima rilevazione Eurostat, un lavoratore su 10 lavora addirittura 50 ore a settimana nonostante il limite massimo previsto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sia di 48 ore. Stiamo parlando di più di due milioni di persone.
Nello specifico, siamo il quarto Paese per percentuale di individui che lavorano più di 48 ore a settimana. Quote più alte si registrano solamente in Islanda (13,5%), Grecia (12,6%) e Francia (10,2%). Le medie più basse, invece, sono state raggiunte in Romania (2,2%) e Bulgaria (0,7%).
Eppure, per far fronte alle nuove necessità dei lavoratori, e soprattutto ai cambiamenti del mercato del lavoro, sappiamo che molti Paesi hanno iniziato ad adottare la settimana corta. È successo nel Regno Unito, in Francia, in Spagna e in Belgio, con ottimi risultati, tra l’altro, sull’efficienza dei dipendenti e dell’azienda e con un miglioramento del benessere psicologico e dell’equilibrio vita-lavoro che ha portato ad alzare anche il rendimento professionale delle persone.
Ma la questione non si esaurisce qui. C’è, purtroppo, un altro dato ben noto che fa riflettere: nonostante gli italiani siano tra i lavoratori europei che lavorano più del dovuto, gli stipendi nel nostro Paese rimangono tra i più bassi di tutta l’Unione Europea.
Questo perché l’economia italiana non cresce più da anni. In media, un lavoratore italiano guadagna 15 mila euro all’anno in meno di un lavoratore tedesco, 10 mila in meno di un lavoratore francese e quasi la metà di un lavoratore statunitense. Stipendi bassi e troppi straordinari portano i lavoratori italiani a essere tra i più insoddisfatti di tutta l’Unione Europea. A San Valentino, almeno per oggi, il compito di consolarli.