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Il 2024 sarà l’anno della settimana corta e dello smart working anche nella Pubblica amministrazione?

Se l'è chiesto il presidente dell'Aran Antonio Naddeo (schierandosi dalla parte di chi ci andrebbe coi piedi di piombo)

Il 2024, per il mondo del lavoro, si preannuncia con due idee che promettono di essere al centro del dibattito pubblico: quella della settimana corta e dello smart working. Tanto più che, recentemente, hanno iniziato a interessare anche la pubblica amministrazione, un settore tradizionalmente meno incline a cambiamenti radicali.

Ma, a tal proposito, cosa ne pensa il presidente dell’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, Antonio Naddeo?

Secondo lui, bisogna procedere con i piedi di piombo: prima di adottare modelli diversi, va considerata la natura di servizio pubblico e, soprattutto, vanno misurate correttamente le performance. Sul Sole 24 Ore, specifica che, se i primi esperimenti di settimana corta e smart working diffuso hanno preso piede anche in Italia (vedi Intesa Sanpaolo, Luxottica e Lamborghini) con risultati interessanti tra cui un aumento nella produttività e un miglioramento nella soddisfazione dei dipendenti, resta da chiedersi se queste rivoluzioni siano veramente efficaci nella pubblica amministrazione.

“Prima di tutto – analizza Naddeo – per il pubblico impiego, è essenziale considerare le implicazioni economiche. La riduzione dell’orario lavorativo a parità di retribuzione richiede una specifica quantificazione finanziaria con un adeguato stanziamento a favore dei contratti collettivi nazionali di lavoro”.

Ma, a parte questo: il presidente dell’Aran fa presente che “senza un sistema di valutazione ben strutturato, ogni cambiamento potrebbe rivelarsi inefficace. Le pubbliche amministrazioni necessitano di strumenti di misurazione trasparenti, affidabili e adeguati alle realtà specifiche di ciascun ente”.

E qui, seguendo il ragionamento di Naddeo, viene da chiedersi: ad oggi, lo sono? “Senza un’analisi preliminare delle performance attuali, non possiamo essere certi della loro reale efficacia – risponde Naddeo – La misurazione della performance non è solo un criterio di valutazione, ma anche uno strumento per identificare aree di miglioramento. Solo attraverso dati concreti possiamo determinare se la settimana corta o lo smartworking siano le risposte giuste per un determinato ente pubblico, o se ci sono altri aspetti da considerare”.

Naddeo, in tal senso, fa anche un esempio: “Nell’adattamento di questi modelli alla pubblica amministrazione, è fondamentale considerare le specifiche esigenze di servizio pubblico e le potenziali resistenze al cambiamento. Come possono queste iniziative influenzare la copertura dei servizi e l’efficacia delle operazioni quotidiane? Queste domande necessitano di risposte concrete prima di procedere con cambiamenti sostanziali”, ammonisce il numero uno dell’Aran.

Quindi, in conclusione, secondo lui, “prima di adottare modelli di lavoro innovativi come la settimana corta e lo smartworking nelle pubbliche amministrazioni, è fondamentale avere un sistema di misurazione della performance consolidato. Questo approccio non solo assicurerà che i cambiamenti siano pertinenti ed efficaci, ma consentirà anche di apportare miglioramenti continui, basati su dati reali piuttosto che su ideali”.

“La sfida – conclude Naddeo – è dunque quella di adattare con saggezza e flessibilità questi modelli innovativi al contesto unico e complesso della pubblica amministrazione”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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