
Negli ultimi 10 anni, i contratti depositati al Cnel sono passati da 555 a 1091: un vero e proprio boom. Niente affatto positivo visto che spesso si tratta di contratti disegnati su misura per qualche azienda o per piccoli gruppi di lavoratori, vanno a costituire una vera e propria giungla di contratti pirata e spingono i salari verso il basso cancellando, al contempo, anche altri diritti dei lavoratori.
Se ne sta riparlando in questi giorni, all’indomani della proposta del centrosinistra di fissare per legge un salario minimo di 9 euro lordi l’ora.
Ma, detto che il mondo del lavoro è cambiato nell’ultimo decennio e che un aumento dei contratti contenuto sarebbe stato fisiologico, a chi giova la giungla?
Come detto, molti contratti pirata sono firmati da sindacati spesso di scarsa rappresentatività e servono per abbassare norme e salari rispetto ai contratti maggiori. Ma questo scioglie solamente in parte l’arcano dei contratti fantasma.
Per quale motivo, infatti, associazioni imprenditoriali e piccoli sindacati devono firmare un contratto che viene regolarmente depositato e registrato, ma poi non applicato?
Secondo il Cnel, il problema è di comunicazione con il Ministero del Lavoro che non ha un sistema informatico capace di dialogare con quello dell’Inps e del Cnel stesso. Al momento dell’assunzione, il datore di lavoro comunica all’Inps a quale contratto fa riferimento per il trattamento pensionistico del nuovo dipendente. E, in genere, le imprese indicano il trattamento previsto dai contratti firmati dai sindacati maggiori. Ma, nella lettera di assunzione, al lavoratore viene indicato il trattamento previsto dal contratto fantasma. Quella lettera è registrata al Ministero del Lavoro, ma non risulta a Inps e Cnel. Così avanza la giungla. Tant’è che ora, davanti a questa situazione, molti invocano una nuova legge che stabilisca chi ha la rappresentanza per firmare i contratti.