Quante volte i giovani si saranno chiesti se andranno mai in pensione? Una risposta l’ha data il Consiglio nazionale giovani grazie a una ricerca condotta assieme ad Eures sulla “situazione contributiva e futuro pensionistico” che li riguarda. Ebbene, in base alle proiezioni di questo studio, coloro i quali sono entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni, in Italia, raggiungeranno l’età pensionabile a 71 anni, il dato più alto tra i principali Paesi europei. E, per di più, con un assegno che si aggirerà attorno alle 1000 euro.
Rispetto all’età pensionabile attuale, in Italia, quindi, serviranno 9 anni in più, contro gli 8,5 in Danimarca, i 4 in Grecia e una media Ue di 1,7, con Francia e Germania rispettivamente con 1,5 e 1,3. Ma ci sono anche Paesi in cui non ci saranno differenze tra chi è nato nel 2000 e chi 50 anni prima: si tratta di Spagna, Austria e Svezia.
E pensare che il caso limite sfora anche il limite dei 71 anni: i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni, per ottenere un assegno di appena 1.099 euro, dovranno restare al lavoro fino al 2057. Vale a dire fino a quasi i 74 anni d’età.
Ma quanto percepiranno in media i pensionati di domani? Come abbiamo visto, molto meno rispetto a quanto accada oggi perché la combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia e con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale.
Una situazione, ha avvertito il Consiglio nazionale dei giovani, che si profila “insostenibile”. Dietro l’angolo, quindi, c’è un vero e proprio pericolo povertà. Per questo, il Consiglio rivendica una pensione di garanzia per i giovani che preveda strumenti di sostegno e copertura al monte contributivo per i periodi di formazione, discontinuità e fragilità salariale. In altri termini, si avverte il bisogno di porre un riparo al sistema di calcolo delle pensioni interamente contributivo: basti pensare che, nel 2021, i lavoratori under 25 hanno ricevuto in media 8.824 euro, ben il 40% in meno della retribuzione media complessiva.