
L’estate, con le scuole chiuse, di solito, è il periodo ottimale per i giovanissimi per fare le prime esperienze lavorative. Ma da che età si può firmare il primo contratto in Italia? È fissato a 16 anni il limite minimo per poter essere regolarmente assunti, a eccezione per l’apprendistato di primo livello, l’Alternanza scuola-lavoro e settori specifici come lo spettacolo o lo sport. Sta di fatto che, in generale, chi ha compiuto 16 anni e ha frequentato la scuola per almeno 10 anni (5 di scuola primaria, 3 di secondaria di primo livello e 2 di superiore), anche se non ha completato un corso di formazione, può comunque lavorare a patto che sia assunto con un contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.
Tuttavia, c’è da dire che il limite imposto dall’Ue è quello dei 14 anni. Per questo, la Provincia di Bolzano, per la prima volta in Italia, vorrebbe caratterizzare l’estate 2023 con la possibilità di far lavorare anche i ragazzi di questa età.
Questa scelta, però, ha acceso lo scontro tra le associazioni di categoria, i piccoli commercianti, gli albergatori e i sindacati. Da un lato gli esercenti che plaudono all’iniziativa dell’assessore provinciale al lavoro Philipp Achammer, che è intervenuto presso il Governo centrale per poter applicare in Alto Adige questa possibilità prevista nella normativa europea ma rimasta finora inapplicata nel nostro Paese. Dall’altro lato ci sono i sindacati, critici nell’utilizzo di manodopera così giovane e così poco formata.
Philipp Moser dell’Unione commercio di Bolzano, l’ha messa così: “Soprattutto nei settori commercio, gastronomia e servizi, i giovani, già a partire dai 14 anni, possono utilizzare i mesi estivi per raccogliere esperienze estremamente preziose in vista della professione futura. Il contatto con le persone e i clienti tipici di questi settori, l’utilizzo di più lingue e la varietà delle attività lavorative, sono tutti fattori che concorrono a formare la personalità di un giovane”.
Niente affatto d’accordo, però, i sindacati: per loro, la proposta di far lavorare dei ragazzi giovanissimi ancora sottoposti all’obbligo scolastico andrebbe quantomeno inserita all’interno di una dinamica formativa o di un progetto educativo. “Invece, in questo modo — ha sottolineato la segretaria della Cisl Donatella Califano — si asseconda solamente una disperata ricerca di forza lavoro da parte dei commercianti, in una visione completamente funzionalistica di questi giovani”. Il braccio di ferro è destinato a riproporsi.