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Lo stop ai bonus frena le assunzioni

Per l'Inps, il saldo tra contratti attivati e chiusi nel 2024 è il 28% in meno rispetto a quello di dodici mesi prima

E’ vero che l’occupazione è al livello record del 62,8%, ma nel 2024, ha rilevato l’Istat, sono stati creati il 28% di contratti in meno rispetto all’anno precedente. Al netto delle cessazioni, 375mila contro 519mila. Come mai? Tra le cause, lo stop ai tre bonus per l’assunzione di donne, giovani e al Sud. Sono scomparse, così, 803 mila assunzioni agevolate. Nel 2023, erano state un milione e 800 mila. L’anno scorso, più di un milione. Un crollo del 44% complessivo. Nello specifico: -64% i giovani, -21% le donne e -43% al Sud.

Il motivo dello stop è presto detto: il Governo Meloni ha fermato la decontribuzione Sud al 30 giugno 2024. Lascoando lo sgravio del 30%, un minor costo a favore delle imprese, solo per chi a quella data era già assunto. Non sui nuovi contratti. Scommettendo poi su tre nuovi bonus: Zes, giovani under 35 e donne. Questi ultimi sono stati introdotti nel decreto Coesione di maggio, ma ancora non attivi: la legge ne prevedeva la partenza il primo settembre scorso. Ecco perché il 2024 alla fine risulta un anno privato di incentivi per giovani e donne. E con un bonus Sud dimezzato.

Così, i nodi sono ancora tutti al pettine. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Duringon ha intanto rassicurato sul bonus giovani:

“L’esonero non costituisce aiuto di Stato e pertanto la sua applicazione non necessita della preventiva autorizzazione della Commissione Ue”, ha avuto modo di spiegare.

Tuttavia, c’è da dire che il rappresentante del  Governo Meloni non ha diramato tutti i dubbi perché l’articolo 22 del decreto Coesione subordina lo sgravio al via libera europeo che, tra l’altro, deve essere doppio. Il primo per escludere che il bonus si configuri come aiuto di State, ed è arrivato il 31 gennaio. Il secondo per coprire lo sgravio con i fondi Ue, e questo non è arrivato perché l’Italia non ha fatto i cosiddetti compiti a casa e ora deve rinegoziare la fonte di copertura dei bonus, ovvero il Piano nazionale giovani, donne e lavoro. Quando lo farà, però, lo sgravio coperto dai fondi Ue potrà partire dal 31 gennaio e non dal primo settembre: non sarà retroattivo. E imprese e consulenti del lavoro se ne sono già lamentati.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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