Con il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, il mondo potrebbe cambiare faccia. Non solo perché sarebbe più ecosostenibile, ma anche perché dove si produce energia si crea lavoro. E secondo uno studio della fondazione Bertelsmann, un importantissimo istituto tedesco indipendente che ha provato a tracciare una mappa al 2050 quando, si spera, la transizione energetica sarà conclusa, l’Europa, ad esempio, è destinata ad essere messa letteralmente sottosopra.
Le regioni del sud, le aree rurali della Francia centrale, le periferie dell’Europa orientale e le aree lungo il Mare del Nord e la costa baltica, infatti, potranno essere il nuovo motore economico del Vecchio Continente. E le aree urbane e industrializzate di oggi dipenderanno da loro.
Insomma, se l’energia arriverà da vento e sole, saranno le grandi pianure da una parte e le regioni mediterranee dell’Italia meridionale, della Grecia e della Spagna dall’altra a diventare il cuore pulsante dell’energia europea.
La fondazione Bertelsmann calcola che il passaggio alle rinnovabili per le regioni rurali potrebbe portare un aumento fino al 4,9% dell’occupazione e un valore aggiunto fino a 1.570 euro pro capite entro il 2050.
L’altra faccia della medaglia, invece, è questa: l’eliminazione della produzione di energia fossile potrebbe tradursi fino a 2.450 euro in meno di valore aggiunto pro capite e fino al 2,1% in meno di posti di lavoro nel 2050 nelle aree urbane attualmente più industrializzate.
E quindi, tenetevi forte: ecco le tre regioni italiane destinate a diventare le nuove eldorado: il Molise, la Calabria e la Basilicata.