
E’ vero che il tasso di occupati in Italia non è mai stato così alto, ma le percentuali medie europee continuiamo a vederle col binocolo. Perchè? Beh, senz’altro una spiegazione sta nel fatto che nessun Paese europeo come l’Italia si porta sul groppone la distanza che c’è tra il Nord e il Mezzogiorno.
Anche nel 2023, il nostro Paese è il territorio europeo con le maggiori disparità regionali: se in provincia di Bolzano lavorano il 79,6% degli abitanti tra i 20 e i 64 anni, in Campania, Calabria e Sicilia gli occupati sono meno della metà di chi è in età lavorativa. Le tre regioni del Sud Italia hanno il tasso d’occupazione più basso d’Europa.
I dati diffusi da Eurostat sull’occupazione nelle regioni dei Paesi Ue fanno un certo effetto. In generale, nel 2023 il tasso di occupazione in Ue per la fascia d’età tra i 20 e i 64 anni ha toccato il 75,3%, il dato più alto mai registrato dall’Ufficio statistico dell’Unione europea, in aumento di 0,7 per cento rispetto all’anno precedente. Seppur ancora sotto la media dei 27, nell’ultimo anno l’occupazione in Italia è cresciuta più velocemente che nel blocco Ue: dal 64,8% nel 2022 al 66,3 nel 2023.
E il tasso di occupazione è cresciuto più della media delle regioni Ue anche nei tre fanalini di coda: in Campania dell’1,1%, in Calabria dell’1,4%, in Sicilia del 2,5%. Tuttavia, le tre regioni del Sud Italia rimangono le ultime in Europa, dietro anche a quelle di alcuni Paesi candidati come la Bosnia e il Montenegro. I tassi di occupazione più alti nel 2023 sono stati registrati nelle regioni capitali di Varsavia, in Polonia, con l’86,5%, e di Bratislava, in Slovacchia, con l’85,8%. Al terzo posto la regione tedesca di Trier, al confine con Lussemburgo, con l’85,4%.
Per quanto riguarda le disparità regionali all’interno dei Paesi membri, l’Italia ha registrato un coefficiente di variazione del 16,3 per cento, quasi il doppio rispetto al secondo Stato Ue per disparità, il Belgio. Un divario, quello tra le regioni italiane, che si sta lentamente riducendo: dieci anni fa il coefficiente di variazione era di 18,8 per cento, nel 2022 di 16,8. Ma su cui grava ora l’incognita dell’autonomia differenziata voluta dal governo Meloni. All’altro capo della classifica, i Paesi più omogenei per tasso di occupazione nelle proprie regioni sono stati Portogallo, Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi.
Tra tutte le regioni d’Europa, la Campania ottiene un doppio record negativo: non è solo il territorio con il tasso di occupazione più basso (48,4 per cento), ma anche quello con il divario occupazionale di genere più elevato, in coabitazione con la Puglia. Qui la differenza tra i tassi registrati per gli uomini e per le donne è siderale e tocca i 29,5 punti percentuali. Quasi il triplo della media europea.