Uno dei problemi del mondo del lavoro italiano è costituito dal fatto che il cosiddetto ascensore sociale è da tempo bloccato. La scuola non sempre riesce a dare le stesse opportunità di lavoro a tutti, anche se bisogna dire che l’implementazione degli Istituti Tecnici Superiori, le cosiddette Academy, sta dando ottimi risultati (vedi qui).
Sta di fatto che L’Espresso, nei giorni scorsi, ha raccolto un allarme e una proposta dell’economista Carlo Cottarelli destinate, a tal proposito, a far discutere: “Temo si stia approfondendo il divario tra scuole che, a torto o a ragione, sono considerate più attraenti per chi proviene da famiglie a redditi più alti e gradi di istruzione più elevata, i “licei”, e altre scuole, chiamiamole gli “istituti” – è l’allarme del direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani istituito presso l’Università Cattolica di Milano – In crisi sono, in particolare, gli istituti professionali i cui iscritti calano da anni. Ma se le materie che vengono insegnate negli istituti sono ancora considerate valide, e certamente lo sono, non si sta andando verso un impoverimento delle conoscenze richieste dalle nostre imprese, dalla nostra società? E la distinzione attualmente esistente tra diversi tipi di scuole, col rischio di creare una percezione di differenze qualitative tra scuole di serie A e di B, è davvero necessaria?”.
A valle di questo ragionamento, Cottarelli si lancia in una proposta che lui stesso, comunque, definisce “provocatoria”: “Abbiamo una scuola elementare e media per tutti, perché non avere anche una scuola superiore per tutti? Certo, crescendo, occorre rendere più specializzato il nostro apprendimento. Ma avere un’unica scuola superiore non vuol dire che il curriculum debba essere identico per tutti. Ci sarebbero materie condivise (italiano, storia, inglese e così via) e poi lo studente potrebbe scegliere tra diversi indirizzi. Anche all’interno di questi indirizzi, però, si potrebbe consentire l’inserimento di materie facoltative”.
“La cosa – conclude Cottarelli – dovrebbe essere studiata meglio, per questo parlo di proposta provocatoria, ma l’idea principale è quella di combattere la tendenza in corso ad avere scuole considerate di serie A e di serie B, tendenza che vedo come un ostacolo al buon funzionamento dell’ascensore sociale, al rendere irrilevante il luogo e la famiglia in cui uno nasce, al premio al merito, all’offrire a ognuno una possibilità nella vita, in base alle proprie capacità. Non so se quanto propongo sia fattibile. Ma, almeno, occorre evitare nel modo più assoluto riforme che accentuino l’attuale, crescente differenza tra licei e scuole superiori di altro tipo”.