Rispetto a un tasso di disoccupazione nazionale del 7,5%, il tasso di disoccupazione dei giovani da 18 a 29 anni registrato dall’Istat nel 2023 è del 16,6 per cento. In diminuzione, certo, rispetto al 17,8% del 2022, ma pur sempre molto distante dal dato riferito a tutti i lavoratori.
La media, peraltro, è influenzata da diseguaglianze di genere e territoriali ancora molto forti. Essa scaturisce dal 18,1% di disoccupazione per le donne fra 18 e 29 anni e il 15,5% per i maschi.
I dati territoriali riferiti alla stessa classe di età, poi, rivelano un tasso di disoccupazione giovanile molto più elevato della media al Sud: è del 35,5% in Calabria, del 32,3% in Campania, del 31,2% in Sicilia. La media delle regioni del Mezzogiorno si attesta al 28,5 per cento.
Dall’altro capo dell’Italia spicca, invece, la Provincia autonoma di Bolzano, dove il tasso di disoccupazione dei giovani fra 18 e 29 anni si ferma al 4,2%: addirittura sotto il tasso di disoccupazione della Germania. Questo, mentre la media del Nord, riferita alla stessa classe di età, è del 10,4% (con il 9,3% della Lombardia e il 9% del Veneto).
Come accennato, anche il divario uomini-donne è più accentuato al Sud, con tassi di disoccupazione delle giovani di quasi dieci punti percentuali più elevati rispetto ai maschi in Puglia, Sicilia e Campania.
Le stesse accentuate differenze territoriali emergono anche se si guarda al tasso di occupazione. Quello di tutti i lavoratori, da 15 a 64 anni, ha raggiunto a febbraio il 61,9 per cento. Il tasso di occupazione dei giovani da 15 a 29 anni registrato nel 2023 è del 34% ma, a livello territoriale, va dal 42,2% del Nord al 35,4% del Centro fino ad arrivare al 24,7% di Sud e Isole.
Se tutto questo non bastasse, poi, il Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2023 conferma che il 68% delle nuove assunzioni avviene ancora con contratti a termine.
L’82,5% dei 12,1 milioni di rapporti cessati nel 2022 ha avuto una durata sotto i 12 mesi. E ben un terzo ha avuto una durata inferiore a 30 giorni.
Un altro dato rilevante, infine, è quello demografico: la platea dei ragazzi da 18 a 29 anni si è costantemente assottigliata negli ultimi 20 anni. Erano 8,43 milioni nel 2004, sono 7,16 milioni oggi. In pratica, mancano all’appello oltre 1,2 milioni di giovani: il 15 per cento.