
La legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri e che il Parlamento sta iniziando ad esaminare vale circa 24 miliardi. Ma di questi solo l’1% è rivolto ai giovani. Nello specifico, con due soli interventi: il primo è la conferma per il 2024 delle agevolazioni già in vigore per l’accesso al credito destinato all’acquisto della prima casa per gli under 36: per rendere possibile questa proroga, il testo riserva 282 milioni di euro. Il secondo intervento, invece, riguarda uno stanziamento di 3 milioni di euro per il 2024 e 7 milioni di euro per il 2025 destinati alle borse di studio per chi partecipa al programma Erasmus: ogni borsa di studio avrà un valore di circa 1000 euro.
Unendo queste due misure si arriva, come accennato, a poco meno di 300 milioni di euro: a poco più dell’1% delle risorse complessive.
Questo, in uno scenario, come quello italiano, in cui, mentre la premier Giorgia Meloni vola in Albania per firmare con il suo omologo di Tirana un accordo sugli immigrati, anche gli ultimi studi Istat rilevano come gli italiani con un’alta istruzione che emigrano all’estero siano il 30% in più di quelli che ritornano (nel 2021, sono stati 94.219 a fronte di 74.759).
Naturalmente, è importante una buona politica di accoglienza e che i giovani talenti italiani abbiano la possibilità di arricchirsi professionalmente con esperienze all’estero. Ma, a livello di sistema, è altrettanto importante che il nostro Paese crei le condizioni per favorirne il rientro.
A dirla tutta, un impulso molto importante in questa direzione lo aveva dato nel 2019 il Decreto Crescita introducendo agevolazioni molto importanti per chi, dopo un periodo di lavoro all’estero, decideva di tornare in Italia. Tra queste, la più importante è stata la detassazione sui redditi che poteva arrivare fino al 90%.
Ora, si parla al passato perchè, in occasione dell’approvazione della stessa legge di Bilancio di cui sopra, il governo, oltre a destinare solo l’1% delle risorse ai giovani, ha presentato un provvedimento collegato che prevede un forte ridimensionamento di queste agevolazioni. In particolare, la detassazione scenderebbe al 50% e i criteri di accesso verrebbero drasticamente ristretti fino al punto che questo regime fiscale sarebbe accessibile solo a un numero particolarmente ridotto di persone.
E pensare che, come detto, nemmeno con queste misure si è bilanciato il numero di professionisti in uscita dall’Italia. Il vero punto della questione, evidentemente, rimangono i salari che in Italia sono molto inferiori rispetto a quelli delle principali destinazioni di chi espatria. Secondo i dati Ocse, la prima destinazione di chi lascia l’Italia, infatti, è il Regno Unito che vanta un salario medio di 54.000 dollari, seguita dalla Germania con 58.900 dollari, la Francia con 52.800 dollari e la Svizzera con 73.000 dollari. Per farsi due conti: da noi, i salari per i nostri cervelli si fermano a 44.900 dollari.