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AAA quando l’annuncio non è di lavoro. Ma di sfruttamento

Intervista a Charlotte Matteini, la giornalista che smaschera gli imprenditori che dicono di offrire ottimi salari ma di non trovare nessuno che voglia collaborare con loro. Gli ultimi casi a Portofino e Lignano Sabbiadoro, in coincidenza con l'inizio della stagione turistica. E di quella delle bufale a danno dei giovani

Charlotte Matteini, 36 anni, milanese, giornalista per il Fatto Quotidiano e Today.it specializzata in fact-checking.

“Verifico, tra l’altro, se siano regolari gli annunci di lavoro”.

Giornalista debunker, che smaschera le bufale.

“Verifico anche se sono fondati gli allarmi di quegli imprenditori che, di tanto in tanto, destando ‘scandalo’, accusano di non trovare personale a fronte di lauti stipendi”.

AAA: ogni volta che qualcuno di loro balza all’onore delle cronache dicendo che nessuno vuole lavorare per loro (spesso “i giovani”), si mette in moto la macchina della Matteini.

“Ormai mi sono specializzata. E spesso è fin troppo facile capire perché in realtà nessuno vuole lavorare con loro”.

Come si è appassionata al filone?

“Vivendo sulla mia pelle il lavoro irregolare: da giovanissima ho servito ai tavoli dei pub. Più tardi, anche facendo la giornalista”.

Negli anni, quanti annunci farlocchi ha smascherato?

“Solo da ottobre 2022, su TikTok, 225”.

In che percentuale un annuncio di lavoro oggi in Italia è irregolare?

“L’anno scorso feci un’inchiesta sulla base di 200 annunci: l’80% risultava almeno non trasparente”.

Promettono la luna, invece…

“Invece, soprattutto nel campo del turismo e della ristorazione, è la sagra dello sfruttamento”.

Come fa a riconoscere un annuncio irregolare?

“Ormai ci ho fatto l’occhio: spesso cercano giovanissimi, ma con la contraddizione che già debbano avere esperienza. Poi, conosco i minimi contrattuali delle categorie più esposte. Ed è facile, inoltre, rivelare anche gli orari estesi oltre legge”.

La prova del nove è la verifica circostanziata.

“Sì. Mi fingo interessata all’annuncio: contatto il singolo imprenditore. E già dai suoi primi ‘chiarimenti’ diretti vengono fuori tutte le pecche”.

Vengono fuori tutti i perché ai loro annunci non risponde nessuno.

“Per le condizioni che offrono, nessuno mai potrà lavorare con loro”.

Gli ultimi casi, ora che con la Pasqua va a iniziare la stagione turistica, li ha riscontrati a Portofino e Lignano Sabbiadoro.

“Due casi simili: a Portofino, un imprenditore si è lamentato di non trovare personale. Nonostante uno stipendio di 1600 euro, ha lamentato la solita cosa: che i ragazzi “preferiscono le sere libere”. Ma in realtà, senza alloggio, a Portofino, chi va a lavorare per quella cifra? Tutto il guadagnato lo si spenderebbe per l’affitto”.

A Lignano Sabbiadoro, invece, le doglianze sono arrivate dall’associazione dei bagnini.

“Quest’anno, dicono di offrire uno stipendio di 1400 euro. Una cifra, anche qui, improponibile per chi volesse accettare a meno che non sia del posto. Il tutto, comunque, a fronte di 12-14 ore di lavoro su 24, senza giorni di riposo e con uno stipendio che, in realtà, a detta degli stessi ragazzi impiegati, tocca si e no i mille euro”.

Hai voglia di affogare…

“Con questi annunci… Tra l’altro, segnalo che, l’anno scorso, i bagnini promettevano uno stipendio di 3 mila euro. Ora hanno dimezzato la cifra probabilmente per apparire più credibili. Oppure solo perchè semplicemente non ricordano nemmeno le balle che dicono. Il tutto, a fronte di novanta ore settimanali di lavoro: quelle sono vere”.

Il problema, quindi, non è che i giovani sono scansafatiche.

“Direi proprio di no. A tal proposito, direi solo che anche rispetto alla mia generazione dei Millenials i più giovani danno molta più importanza alle condizioni del lavoro. Non accettano più tutto come una certa cultura ci ha inculcato per anni”.

Hanno molta più consapevolezza dei diritti di cui possono godere. Ma, in tal senso, aiuterebbe la fissazione per legge del salario minimo?

“Credo di sì. Non sarebbe certo la bacchetta magica per il lavoro italiano, ma di certo sarebbe un’arma importante in mano ai lavoratori più svantaggiati, sia nel momento della contrattazione che, eventualmente, nel momento in cui decidessero di adire le vie legali per farsi rispettare”.

In ogni caso, quello del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, in Italia, è un problema reale e serio.

“Sicuramente, ma per le grandi aziende dove ci si ritrova davanti a un nodo causato da due fattori: quello delle scuole che non formano abbastanza per accedere al mondo del lavoro. E quello delle stesse aziende che non investono abbastanza in formazione. Uno stage in Italia sappiamo tutti quanto lo pagano, no?”

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Collaboratore - Articoli pubblicati: 9

Napoletano di Castellammare. Giornalista professionista dal 2010. L'economia e il lavoro dopo sport, cronaca e politica. Federiciano, europeista, romanista (non necessariamente in quest'ordine). Zio di Martina

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