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La grande siccità al Sud ha bruciato 33 mila posti di lavoro

L'indagine Coldiretti che spinge per un piano-invasi che garantisca il raddoppio della raccolta di acqua piovana. Ci sarebbero i fondi Pnrr, del resto. Finora, spesi col contagocce

Nella settimana che gli esperti avvisano essere la più calda dell’anno è tanto più significativo segnalare che la siccità, al Sud, ha bruciato 33mila posti di lavoro. Con il caldo record e la mancanza di pioggia, le principali operazioni colturali sono inevitabilmente danneggiate. A dirlo è Coldiretti, secondo la quale non è certo un caso che la quasi totalità dei posti in meno registrati comlessivamente in agricolutura riguarda le campagne meridionali, ancora oggi in piena emergenza idrica.

E’ certamente un contesto simbolo di come la desertificazione sia diventata una minaccia per il settore primario. Basti pensare che nel Mezzogiorno si stanno praticamente azzerando i raccolti innanzitutto del grano , con cali fino al 70%, ma anche dei campi di foraggi, delle coltivazioni di frutta e ortaggi. Il tutto mentre un futuro niente affatto positiva attende la vendemmia e la raccolta delle olive. Tant’è che già si ipotizzano gli effetti che pagheranno tutti i consumatori con l’inevitabile aumento dei prezzi che seguirà in autunno.

In Calabria, ad esempio, c’è già un vero e proprio allarme: si è giunti al punto in cui la Sorical, la società per le risorse idriche regionali, ha segnalato che si sono registrati cali di produzione delle sorgenti anche della metà della loro portata.

In Sicilia, centinania di allevamenti non riescono più a sfamare gli animali per la mancanza di acqua e foraggio bruciato dalla siccità.

In Puglia, la grande siccità ha dimezzato il raccolto di ciliegie, grano, miele e olive. E per le temperature al di sopra della norma anche d’inverno, ne hanno fatto già le spese le clementine ma anche la produzione di grano per il pane e la pasta, mentre gli apicoltori hanno dovuto dire addio a oltre un vasetto di miele su due.

Sta di fatto che a preoccupare maggiormente sono le previsioni della prossima raccolta delle olive, per la quale si stima un crollo delle metà rispetto all’anno scorso, con effetti altrettanto gravi sulla produzione e ulteriori, vertiginosi aumenti dei prezzi della bottiglia di olio d’oliva nei supermercati.

In Basilicata, i danni alle coltivazioni di cereali, a partire dal grano, arrivano fino al 90 e in sofferenza ci sono anche gli allevament. Nella pianura metapontina, dove si concentrano i tre quarti della produzione ortofrutticola regionale, la sofferenza riguarderà oltre 5 mila imprese.

La Svimez parla di danni a colture e rischi per la salute, con perdite economiche crescenti non solo per l’agricoltura, m anche per il turismo, il campo delle assicurazioni , quello immobiliare, dei trasporti e dell’energia.

Coldiretti per questo ha rilanciato la proposta di un piano invasi immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo con l’obiettivo di raddoppiare la raccolta di acqua piovana garantendone le disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica. Sarebbe fondamentale, in tal ottica, il recupero degli invasi già presentisul territrio attraverso la manutenzione. A tal fine, ci sarebbero i soldi del Pnrr. La cui spesa, però, è proprio il caso di dirlo, procede col contagocce.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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