
L’allarme è stato lanciato in maniera quanto mai chiara: l’Inps, tra appena dieci anni, avrà un rosso da 20 miliardi. E, a quel punto, il sistema previdenziale e pensionistico, rischia di saltare.
Del resto, si vive più a lungo e si nasce di meno, e il combinato disposto di questi due fattori porta proprio a questa nefasta previsione. Roberto Ghiselli, presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps, ha spiegato: “Le stime sono nel bilancio tecnico dell’Inps di fine 2023. E sono previsioni che possono essere affrontate, come in passato, con adeguate politiche correttive. Fermo restando che il sistema previdenziale pubblico è solido e garantirà anche in futuro le prestazioni e le tutele ai cittadini”.
Getta acqua sul fuoco anche Inps in una nota ufficiale: “Nessun allarme, i conti sono in ordine”.
Nel 2023, a fronte di 536 miliardi di entrate ci sono state uscite di 524 miliardi. Le entrate contributive, spinte dall’aumento dell’occupazione, sono salite del 5% sul 2022. I trasferimenti dallo Stato del 3,3%. L’assistenza corre più della previdenza, soprattutto a sostegno della famiglia, con l’assegno unico per i figli e dei poveri con il Reddito di Cittadinanza.
A tal proposito, il presidente del Civ ha osservato però che la spesa per il Reddito era già calata lo scorso anno per la stretta del Governo Meloni . Calo che ora continua con l’introduzione dell’Assegno di inclusione.
Sta di fatto che un Paese che cresce poco, invecchia e fa pochi figli, rischia squilibri inevitabili:
“In trent’anni, nel 2052, saremo 5 milioni in meno e nei prossimi dieci anni passiamo da un rapporto tra lavoratori attivi e pensionati di 1,45 a 1,42”, fa presente Ghiselli.
Chi pagherà, allora, le pensioni?