
In Italia è avvertita proprio come una fatica andare a lavorare. Solo il 43% dei dipendenti italiani considera la propria organizzazione un ottimo luogo di lavoro, un dato che ci relega all’ultimo posto della classifica, anche dietro a Paesi come Cipro (53%), Polonia (47%) e Grecia (44%). Una cosa non da poco perché tutto questo impatta anche sulla produttività: abbiamo sempre attribuito il suo basso indice al ritardo tecnologico o alla mancanza di innovazione. Ed è sicuramente vero. Ma c’è una correlazione anche tra il benessere delle persone in azienda e la loro produttività.
Secondo il rapporto European Workforce Study 2025, l’indice medio di soddisfazione lavorativa in Europa è pari al 59%, ben 16 punti sopra l’Italia.
Ma perché c’è tanto malessere? La causa dell’insoddisfazione va ricercata nella scarsa valorizzazione e nel basso apprezzamento da parte dei manager: meno di un responsabile su due (48%) è disposto a ricercare e prendere in considerazione con reale interesse i suggerimenti e le idee sviluppate dai dipendenti. Però, essere trattati con rispetto, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la sicurezza psicologica, la coerenza della leadership e ricevere una retribuzione equa sono i 5 principali fattori che determinano il grado di soddisfazione dei dipendenti europei.
Per migliorare, quindi, servono almeno due cose. La prima, è imparare ad ascoltare le persone: purtroppo in Italia si fanno troppo poche analisi di clima, sembra quasi che ci sia paura di scoprire le criticità delle organizzazioni, ma l’ascolto è fondamentale per capire come migliorare il benessere delle persone al lavoro.
La seconda è lo stile di leadership: lo stile comando e controllo non funziona più e si vede, soprattutto nei giovani talenti che abbandonano il Paese e non vi fanno più ritorno, non solo per una questione economica.
E pensare che il tema generazionale, in futuro, sarà sempre più forte: i demografi ci dicono che nel 2040 il 34% dei lavoratori avrà più di 50 anni. Sarà quindi difficile trovare giovani che, proprio perché rari, avranno sempre più in mano le scelte di dove andare a lavorare. Se non si comincia a lavorare ora su uno stile di leadership basato sulla fiducia e sulla delega ne andrà della produttività e della crescita del Paese.