L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea in cui la retribuzione oraria è in calo. Lo rileva Eurostat specificando che, da noi, nell’ultima parte del 2023, il costo orario del lavoro si è ridotto dello 0,1% mentre nel resto dell’Unione è aumentato del 4%.
Stando sempre all’istituto di statistica, più precisamente, il costo del lavoro, nel quarto trimestre 2023, è aumentato del 3,4% nell’area dell’euro e del 4% nell’Ue rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Le due componenti principali del costo del lavoro sono i salari (e gli stipendi) e i costi non salariali.
Nell’area euro i costi delle retribuzioni orarie e degli stipendi sono aumentati del 3,1%, mentre la componente non salariale è aumentata del 4,2%.
Nella Ue i costi delle retribuzioni orarie e degli stipendi sono aumentati del 3,8% e la componente non salariale è aumentata del 4,6%.
Ma quali sono i Paesi dove si sono registrati gli aumenti maggiori? Sono soprattutto quelli dell’Est. La Bulgaria, ad esempio, segna addirittura un +11,9% complessivo. Sta di fatto che deve recuperare ancora molto terreno: i Paesi in cui il costo del lavoro è maggiore tradizionalmente si trovano nell’area centro-settentrionale dell’Unione: Lussemburgo (50,7 euro all’ora), Danimarca (46,8) e Belgio (43,5). Sono invece minori in Ungheria (10,7), Romania (9,5) e proprio in Bulgaria (8,2).
In Italia, l’unico Paese in controtendenza nell’ultimo scorcio del 2023, il costo medio del lavoro è pari a 29,4 euro all’ora, tutto sommato ancora in linea con la media europea.