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Occupazione, l’Italia osservata speciale dell’Unione Europea

È vero che abbiamo raggiunto il nostro record, ma rimaniamo ben 9 punti percentuali sotto la media Ue

È vero che il tasso di occupazione italiano ha raggiunto il record del 66,3%, ma la situazione occupazionale italiana è ancora in chiaroscuro: il divario di genere e tra regioni, la disoccupazione giovanile, il potere d’acquisto delle famiglie che diminuisce sono ancora problemi irrisolti.

Lo hanno sottolineato i vicepresidenti dell’esecutivo Ue Stéphane Séjourné e Roxana Mînzatu, e il commissario Valdis Dombrovskis, partendo dal fatto il tasso di occupazione più alto di sempre in Italia equivale ancora a 9 punti percentuali sotto la media europea.

Il Mezzogiorno e le isole, poi, sono “in particolare ritardo”, con un tasso di occupati rispettivamente al 52,5 e al 51,5 per cento.

Il tasso di disoccupazione al 7,7 per cento e la sua componente di lungo periodo al 4,2 per cento, seppure diminuiti nel 2023, rientrano nelle categorie “da tenere d’occhio” e “critica”. Così come il gender gap, “senza miglioramenti significativi nell’ultimo decennio“: in Italia il divario occupazionale di genere è di 19,5 punti percentuali, più del doppio della media Ue. Nonostante il Belpaese registri “uno dei migliori risultati” per quanto riguarda l’occupazione delle persone disabili, secondo la Commissione europea “la bassa partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne e dei giovani, rimane una sfida alla luce della pressante sfida demografica”.

Capitolo giovani: nonostante un lieve miglioramento, l’Italia ha ancora uno dei tassi di inattivi (che non studiano né lavorano) più alti dell’Ue, all’11,2 per cento, “e le scarse competenze di base degli alunni restano una sfida“. A conferma di quanto svelato da un recente rapporto dell’Ocse, che ha fotografato un’Italia in cui un adulto su tre è analfabeta funzionale, Bruxelles avverte Roma di non sottovalutare “le sfide per l’apprendimento degli adulti”. La percentuale di adulti italiani che partecipano a programmi di apprendimento e formazione è del 29 per cento, contro il 39,5 per cento della media europea. E nel 2023, solo il 45,8 per cento degli adulti italiani possedeva competenze digitali di base.

Nell’elenco dei ‘ciò che il governo non dice’ quando rivendica il successo sul versante occupazione, la Commissione europea sottolinea la “situazione critica” del reddito lordo disponibile pro capite delle famiglie italiane. “Ulteriormente diminuito” raggiungendo il 94 per cento rispetto al valore di riferimento del 2008, contro una media Ue del 111,1 per cento. Ci sono più italiani che lavorano, ma con salari sempre più bassi. Una delle conseguenze rilevate da Bruxelles è che “la percentuale di persone colpite da gravi privazioni materiali e sociali è aumentata, in linea con l’elevata e stagnante quota di persone che vivono in povertà assoluta”, pari al 9,8 per cento nel 2023.

A conti fatti, per Bruxelles l’Italia presenta sei indicatori “critici” o “da tenere d’occhio”, rientrando nel poco prestigioso club dei Paesi “esposti a potenziali rischi per la convergenza sociale“. Paesi che saranno soggetti – avverte ancora la Commissione europea – a “un’ulteriore analisi in una seconda fase”.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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