
Solo un lavoratore su tre in Italia si affida alla previdenza complementare. Secondo l’ultima relazione del Covip, sono 9,6 milioni gli iscritti a forme di previdenza integrativa, pari al 36,9% della forza lavoro . Ma ben 2,6 milioni hanno smesso di versare somme. Tant’è che il presidente ad interim della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione Francesca Balzani sostiene che chi beneficia veramente del secondo pilastro della previdenza ha già la sicurezza di un versamento contributivo continuo e adeguato.
Resta dunque cruciale la sfida dell’inclusione previdenziale. Un appello che è stato accolto dal governo Meloni che ha inserito nell’ultima legge di Bilancio alcune novità per il settore , la più importante delle quali è l’ampliamento delle possibilità per coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il primo gennaio 1996 di accedere alla pensione anticipata includendo anche il valore teorico di una o più prestazioni di rendita di previdenza complementare nel calcolo degli importi soglia mensili necessari per la liquidazione della pensione di vecchiaia o anticipata. In questo modo il secondo pilastro viene più strettamente integrato con il primo.
L’ultima novità è arrivata a proposito della norma sul silenzio assenso per destinare automaticamente il Tfr alla previdenza complementare: “Si è dovuto fare i conti con una mancanza di coperture, motivo per cui dovremo costruire un nuovo schema di obbligatorietà per favorire la previdenza complementare”, ha spiegato Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
“Ciò che conta, soprattutto, è aumentare la consapevolezza dell’importanza della previdenza complementare, soprattutto nei giovani”, ha sottolineato il rappresentante del governo. “È volontà dell’esecutivo promuovere lo sviluppo della previdenza complementare. Siamo al lavoro per raggiungere questo obiettivo, coerentemente con le risorse a nostra disposizione”, è stata l’ultima promessa.