
A ottobre 2024, tre partiti di opposizione hanno presentato una proposta di legge per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni, riducendo l’orario settimanale da 40 a 32 ore, a parità di salario. La proposta italiana non impone la riduzione d’orario, ma introduce incentivi per chi la adotta.
L’obiettivo della settimana corta non è semplicemente lavorare meno, ma mantenere la stessa produttività in meno tempo. Un paradosso solo in apparenza: nel 2022, nel Regno Unito, 61 aziende hanno partecipato alla più grande sperimentazione mondiale della settimana corta. I risultati, analizzati dall’Università di Cambridge, hanno mostrato effetti positivi sia per i lavoratori sia per le imprese.
Rivolta principalmente al settore privato, la proposta ha acceso un dibattito parlamentare, soprattutto per i possibili impatti sulla pubblica amministrazione. Il governo si è dichiarato contrario, nonostante qualche apertura iniziale. Durante una discussione in Commissione bilancio a febbraio, il Ministero dell’economia ha stimato un costo di circa 8 miliardi di euro per il biennio 2025-2026, contro i 275 milioni previsti dalle opposizioni.
I costi elevati sono stati confermati dalla Ragioneria dello Stato, secondo cui la norma potrebbe estendersi a una larga parte del settore pubblico. Il provvedimento dovrebbe essere discusso nuovamente domani, 16 aprile, anche se un rinvio a fine mese è possibile. Vista la posizione del governo, però, le possibilità di approvazione appaiono ridotte.