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Il salario minimo? Lo stanno varando i Comuni

Dopo Milano e Firenze, la scorsa settimana, è stata la volta di Napoli (che vuole estenderlo anche ai bar). Ma c'è già chi promette battaglia a colpi di ricorsi al Tar. Oltre al caffè, quindi, si rischia lo stipendio sospeso

Il salario minimo fissato a nove euro lorde l’ora è stato bocciato dal Governo Meloni, ma “rischia” di essere messo in campo lo stesso ad opera dei Comuni. Dopo Milano, Firenze, Livorno e altre realtà più piccole come Bacoli, la scorsa settimana, è stata la volta di Napoli ad istituirlo con un voto in consiglio comunale.

Ma chi ha l’obbligo di osservare questa regola nel capoluogo campano? Le aziende che hanno in appalto lavori e servizi per il Comune. Ma anche i concessionari di attività commerciali: bar, pizzerie e locali vari.

A Napoli più che altrove, quindi, il salario minimo vuole essere un provvedimento a carattere espansivo: in pratica, riguarderà tutte le attività, non solo quelle che hanno in appalto servizi per il Comune. Basta chiedere una licenza commerciale o l’occupazione di suolo pubblico per dover corrispondere minimo nove euro l’ora ai dipendenti.

“Si applica in tutti i casi in cui l’ente comunale deve autorizzare l’esercizio di attività anche commerciali”, si legge nel provvedimento di Palazzo San Giacomo.

Sta di fatto che le polemiche già si fanno sentire. Il centrodestra ha bollato il tutto come “un provvedimento demagogico e inutile. Oltre a non determinare alcun effetto positivo per i lavoratori, riteniamo possa addirittura essere controproducente, autorizzando chi applica tariffe superiori ad adattarle, riducendole a quelle fissate. Inoltre, le ripercussioni negative possono essere devastanti se si scoprisse che molte delle società che lavorano per il Comune, comprese le società partecipate, non hanno adottato criteri retributivi compatibili. In tal caso, andrebbero revocati appalti e concessioni con conseguenze in ordine ai servizi per i cittadini”.

Sul piede di guerra anche l’Aicast, l’Associazione Industria Commercio Artigianato Servizi e Turismo napoletana: “La norma approvata dal consiglio comunale è incostituzionale e vessatoria – ha avuto modo di spiegare il presidente Giuseppe Bonavolontà – Se non sarà ritirata, faremo ricorso al Tar. I comuni non si possono interessare dei contratti di lavoro che sono regolati a livello nazionale. Questo provvedimento, poi, rischia di creare difficoltà al commercio e di alimentare la concorrenza sleale. Non si comprende per quale motivo, ad esempio, un bar che richiede l’occupazione di suolo pubblico debba sottostare a questa regola e uno accanto possa invece liberamente applicare senza vincoli i contratti di lavoro di categoria”.

Come dire: oltre al classico caffè, ora, a Napoli, di sospeso c’è anche il salario.

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Collaboratore - Articoli pubblicati: 9

Napoletano di Castellammare. Giornalista professionista dal 2010. L'economia e il lavoro dopo sport, cronaca e politica. Federiciano, europeista, romanista (non necessariamente in quest'ordine). Zio di Martina

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