
Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, questa mattina, apre con un titolo che la dice un po’ tutta: “Lavoro, mezzo miracolo”. Il perché è presto detto: il trend positivo del numero degli addetti, in Italia, continua a essere positivo nonostante un Pil fiacco. Ma il miracolo resta mezzo perché la media europea rimane un miraggio: se da noi il record di occupati significa il 61,8% della popolazione attiva, non bisogna mai dimenticare che la media europea è del 78%.
In ogni caso, nello specifico, a novembre, l’occupazione ha fatto un altro balzo in avanti. Si contano, infatti, 30 mila lavoratori in più rispetto a ottobre. Il che porta il numero complessivo di occupati a quota 23.743.000 unità.
A crescere è sia l’occupazione maschile (+7 mila persone in un mese, +263 mila sull’anno) che quella femminile (+24 mila in un mese, +258 mila su base annua). Rispetto a novembre 2022, il mercato del lavoro ha segnato 520 mila occupati in più. Di contro, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5%: ci sono 66 mila disoccupati in meno di ottobre, che salgono a 71 mila in meno in un anno.
Cresce il lavoro dipendente, in particolare l’occupazione permanente (+23 mila su ottobre, +551 mila su novembre 2022). Quella indipendente diminuisce nel confronto congiunturale (-8 mila) ma sale rispetto a novembre 2022 (+26 mila).
Sta di fatto che, sempre coi dati Istat dello scorso novembre, si intravedono due primi segnali dell’impatto del rallentamento economico in atto e del clima di incertezza tra gli operatori.
Il primo è legato all’aumento degli occupati a tempo determinato (+15 mila sul mese): è la prima volta che accade da agosto. Questo, sebbene, in un anno, i dipendenti a termine restino in calo (-57 mila).
Il secondo è l’incremento del numero di inattivi: +48 mila persone rispetto ad ottobre che non hanno un lavoro ed hanno smesso di cercarlo, molti perché scoraggiati. Un dato che non cresceva da agosto 2022 e che gli esperti legano sia al ciclo economico in frenata che alla transizione tra la fine del Reddito di Cittadinanza e l’avvio dei due nuovi strumenti per sostituirlo, il Supporto per la formazione e il lavoro (dallo scorso 1 settembre) e l’Assegno di Inclusione (dal 1 gennaio 2024). È probabile che diversi ex percettori del sussidio si siano rimessi nel mercato del lavoro ma, non trovando nulla, abbiano rinunciato alla ricerca.
C’è poi una quota consistente di sommerso. Rispetto a novembre 2022, tuttavia, si contano 459 mila inattivi in meno.
Infine, focus sui giovani: per loro, la fotografia di novembre ha più ombre che luci. Il tasso di disoccupazione è in calo al 21% (-2,5 punti), ma l’Italia resta agli ultimi posti a livello internazionale e distante anni luce dai primi della classe, la Germania, stabile al 5,6% grazie anche al sistema di formazione duale. Come dire: per giungere a un vero miracolo, ce ne vuole.