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C’è una nuova proposta di legge per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni

E' stata presentata da Pd, M5S e Avs. Ed è stata promossa da Marianna Filandri, docente di Sociologia delle disuguaglianze economiche e sociali presso l'Università di Torino

Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno presentato una proposta di legge alla Camera per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni. Oggi, 8 ottobre 2024, ne ha parlato su La Stampa Marianna Filandri, docente di Sociologia delle disuguaglianze economiche e sociali presso l’Università di Torino promuovendo sostanzialmente questa idea.

“La cosiddetta settimana breve senza riduzione del salario costituisce un tema rilevante. Già ci sono state sperimentazioni in Paesi come Spagna, Germania, Francia e Regno Unito. E anche in Italia alcune imprese hanno ridotto del 20% il monte orario dei dipendenti. Ebbene, generalmente, i risultati dell’introduzione della settimana breve sono positivi. I dipendenti sono più soddisfatti e coinvolti nell’attività lavorativa. Migliora, o perlomeno non diminuisce, la produttività. Si riducono i costi a carico delle imprese sia per la riduzione del turnover sia per il minor assenteismo. Inoltre, si realizza un miglior equilibrio tra attività lavorative e non lavorative. Infatti, un orario di lavoro prolungato penalizza chi ha responsabilità familiari che finisce per accettare occupazioni part time e poco pagate. E non è infrequente che ciò porti a uscire definitivamente dal mercato del lavoro con ripercussioni sull’occupazione femminile e sul divario salariale di genere”.

In ogni caso, Filandri sottolinea anche alcune criticità rilevate dagli studi sulle esperienze già messe in campo.

“A seconda del settore produttivo, la riduzione dell’orario di lavoro può comportare difficoltà organizzative e un aumento dei costi operativi, soprattutto nelle fasi di avvio, quando è necessario risolvere problemi di programmazione delle attività che possono facilmente insorgere. Vi è infatti da tenere presente che l’introduzione di un nuovo modello organizzativo deve essere accompagnato da nuove pratiche manageriali. A questo si aggiungono i casi in cui le attività di monitoraggio delle prestazioni e degli indicatori di produttività vengono intensificate con conseguenze sulla pressione esercitata sui dipendenti. Tuttavia – riflette Filandri – anche considerando queste criticità, si può concludere che gran parte delle esperienze di settimana corta mostrano risultati positivi”.

Come dire: il gioco vale la candela. La conclusione cui arriva Marianna Filandri è che “la proposta di legge che promuove la settimana breve merita certo considerazione. Tuttavia, l’attenzione dovrebbe vertere sulle modalità di realizzazione piuttosto che sulla sua opportunità. Il punto di partenza deve essere la consapevolezza che ridurre le ore lavorate a parità di salario migliora il benessere dei dipendenti e riduce le diseguaglianze di genere e sociali. Per i datori di lavoro non vi sono costi in termini di produttività, ma va tenuto presente che non hanno incentivi per perseguire un cambiamento che richiede una riorganizzazione. Quindi, in alcuni casi, soprattutto in imprese di piccole dimensioni che offrono occupazione a basso salario, potrebbe mancare la capacità di implementare questa modalità di lavoro. E’ allora cruciale il ruolo di chi governa, a cui spetta la responsabilità di un quadro normativo di regolazione del mercato del lavoro che tenga conto del fatto che il potere contrattuale tra lavoratori e imprese è asimmetrico: gli occupati possono chiedere di lavorare meno,  solo le imprese lo possono consentire. Ma in questo modo si potrebbe dare una risposta oggettiva al peggioramento delle condizioni di lavoro, in particolare al calo delle retribuzioni reali, e si garantirebbe che gli effetti positivi di questa organizzazione del lavoro interessino tutti gli occupati e non solo pochi fortunati”.

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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