
Ieri la Borsa ha perso ben 9 miliardi di capitalizzazione facendo segnare in un sol colpo un calo del 2,12%: piazza Affari è stata trascinata giù dalle vendite dei titoli bancari all’indomani del decreto con il quale il governo ha deciso di tassare i profitti maturati grazie all’aumento dei tassi. Sebbene non ci sia una stima precisa sulla portata del provvedimento (gli analisti oscillano tra i 2 e i 5 miliardi), il terremoto ha già indotto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ad annunciare un tetto massimo alla tassa pari allo 0,1% dell’attivo e al 25% del patrimonio.
Fatto sta che le polemiche già prendono piede: i rappresentanti degli istituti di credito sottolineano il fatto che la decisione è stata presa senza alcun preavviso e che, alla fine, il conto più alto potrebbero pagarlo gli istituti più piccoli. L’Abi, l’associazione delle banche, non si è espressa ufficialmente. Ma filtra comunque preoccupazione: a differenza delle 5 big del settore che hanno ricavi diversificati e che nei primi 6 mesi dell’anno hanno registrato profitti per oltre 10,5 miliardi di euro, oltre il doppio di quelli del 2022, i risultati delle piccole banche arrivano tutti dai margini di interesse: per questo sarebbero loro le più colpite.
Ma come funziona la nuova aliquota? Ci sarebbe un prelievo del 40% che scatta se il margine di interesse registrato nel 2022 eccede per almeno il 3% il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022.
Commentando la scelta del Governo, i due vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, l’hanno messa così: “Da mesi diciamo che la Bce sbaglia ad alzare i tassi di interesse: questa nostra decisione non è altro che l’inevitabile conseguenza”, ha spiegato il numero uno di Forza Italia. “I proventi di questa tassa – ha invece aggiunto il leader leghista – saranno utilizzati dal governo per dare un aiuto sui mutui prima casa e a tagliare le tasse”.
In ogni caso, l’Italia non è certo il primo Paese europeo che decide di tassare gli extraprofitti delle banche. In Spagna, questa scelta è stata fatta nel 2022 con lo scopo di raccogliere 3 miliardi di euro in circa 2 anni; nel Regno Unito, una sovratassa del 3% sui profitti esiste ancora da più tempo anche se si ragiona sulle ricadute per i correntisti; in Polonia, il governo ha imposto una moratoria sui rimborsi dei mutui nel 2022 e le banche hanno perso circa 3,2 miliardi di interessi; in Estonia, infine, si prevede di aumentare la tassazione sugli istituti dal 14 al 18%: è un provvedimento che fa parte di misure fiscali volte a ridurre il deficit di bilancio.