Quarantanove dipendenti dei Musei Vaticani sono pronti a portare in tribunale con una class action, per la prima volta nella storia, il Vaticano. Nello specifico, potrebbe salire sul banco degli imputati il Governatorato guidato dal cardinale Fernando Vergez Alzaga. Questo, se non verranno cambiate le regole sul lavoro nella Santa Sede.
Le accuse, riportate dal Corriere della Sera, sono pesanti: dalla mancanza di tutele e diritti fondamentali, ai prelievi dallo stipendio per le ore non lavorate durante il Covid. Ma nell’atto di accusa si parla anche di sicurezza dei Musei Vaticani, tant’è che si lancia un allarme anche per le opere e gli stessi turisti che sarebbero a rischio.
Stando all’accusa dei 49 (47 custodi, un restauratore e un addetto al bookshop su 700 totali), in caso di malattia, per esempio, non sono previste fasce orarie per le visite fiscali: i lavoratori, tutti residenti a Roma, sono così costretti a restare a casa nell’arco dell’intera giornata, e quindi la malattia diventa un vero e proprio obbligo di dimora. La visita può arrivare in qualsiasi momento e si riportano casi di dipendenti sanzionati mentre si trovavano dal medico.
Ma i vulnus non si esauriscono qui: il lavoro straordinario, ad esempio, verrebbe pagato meno di quello ordinario. E il datore di lavoro abuserebbe di questo strumento. Ancora: non ci sarebbero criteri per l’assegnazione dei livelli e delle classi di merito legate all’anzianità: regnerebbe la discriminazione assoluta, un perenne stato di caos. E chi si occupa dei propri familiari ammalati verrebbe penalizzato.
E poi il punto ancora più clamoroso: denuncia l’assoluta mancanza di ammortizzatori sociali. In Vaticano, infatti, non esiste cassa integrazione né ci sono misure di sostegno del reddito in caso di crisi o fasi di totale disoccupazione. Così, quando è arrivato il Covid, papa Francesco, prima avrebbe imposto la sospensione dello scatto di anzianità per il biennio 2021-2023, poi la Direzione dei Musei e dei beni culturali, nell’ottobre 2021, avrebbe addirittura istituito un debito d’ore per i dipendenti rimasti forzatamente a casa durante la pandemia, che avrebbe determinato su ciascun lavoratore un monte ore negativo. E per ripagarlo sarebbe stata trattenuta una somma dalla busta paga fino all’esaurimento del debito. Una misura, evidentemente, che nonostante il Vaticano, non starebbe né in cielo né in terra.