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L’inverno demografico si abbatte sulla domanda di lavoro: ecco perché non possiamo fare a meno dell’immigrazione

Nel Paese del part-time involontario e dei sovraistruiti, c'è un'unica via di uscita: lo dice l'associazione di Marco Biagi

Secondo uno studio Adapt, nel 2023, il tasso di crescita naturale, definito come il rapporto tra il saldo naturale (la differenza tra il numero di nascite e il numero di decessi) e la popolazione media di quell’anno per ogni mille persone, ha registrato un valore negativo sia per l’Europa (-2,6) che per l’Italia (-4,8).

L’anno scorso, quindi, per ogni mille abitanti, vi è stata una diminuzione netta della popolazione di 2,6 persone in Europa e di 4,8 persone in Italia, perché vi sono stati più decessi che nascite. Nel 2023, per ogni mille persone vi sono state 8,2 nascite in Europa e soltanto 6,4 in Italia: siamo il Paese che ha registrato il tasso di natalità più basso della Ue.

Ora: nel periodo 2014-2023 la crescita di occupati è stata di 6,6 punti percentuali nei 27 Stati Ue e di 5,8 punti in Italia, Paese europeo con l’indice di occupazione più basso, pari a 61,5% nel 2023 (quasi 9 punti percentuali sotto la media europea del 70,4%).

Di conseguenza, l’associazione fondata da Marco Biagi ha sottolineato che il progressivo invecchiamento del mercato del lavoro è riflesso diretto dell’invecchiamento generale della popolazione e segnala una trasformazione strutturale nella composizione demografica della forza lavoro.

Mentre l’indice di occupazione sta aumentando in tutte le fasce d’età (soprattutto in quella dei 50-64enni), l’incremento del numero assoluto di occupati sta rallentando.

Questo fenomeno, sempre stando all’Adapt, “prelude a una potenziale futura contrazione della forza lavoro complessiva, nonostante i tassi di occupazione in crescita, come risultato diretto dei cambiamenti demografici in atto e dei flussi migratori in uscita”. L’aumento della partecipazione al mercato del lavoro non compensa il calo della popolazione in età lavorativa.

L’aumento generalizzato dei tassi di occupazione in tutte le fasce d’età, dunque, non si traduce sempre in un corrispondente aumento del numero assoluto di occupati.

Ma ci sono anche altri due fattori che contribuiscono alla crisi dell’offerta: l’Italia è al secondo posto per quota di lavoratori con part time involontario, pari al 54,8% (+35,4 punti percentuali rispetto alla media europea del 19,4%), cioé più della metà degli occupati part time in Italia sarebbe disposta a lavorare di più ma non ne ha la possibilità. Inoltre, la quota di occupati sovraistruiti è aumentata negli ultimi anni, passando dal 24,6% nel 2014 al 27,1% nel 2023 (+2,5 punti percentuali).

In questo quadro, l’Adapt sottolinea come “i fenomeni migratori potrebbero incidere sulla struttura della popolazione italiana e rappresentano l’unica possibile soluzione per una sua crescita quantitativa: sono necessarie soluzioni inedite che chiamano in causa tutti gli attori del mercato del lavoro”. Già, ma quanto ne è consapevole la nostra classe politica?

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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