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L’appalto degli appalti che rivoluzionerà l’Inps

È quello che assegna a fornitori esterni lo sviluppo e la manutenzione degli applicativi dell'ente. Ecco chi l'ha vinto e cosa cambierà

Rifare i connotati ai sistemi informatici costerà all’Inps 602 milioni in tre anni. È questo l’esito di quello che è stato considerato “l’appalto degli appalti” fin da quando, un anno fa, è stato lanciato dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. Lo si apprende da Wired, la testata giornalistica che mette in evidenza “la gara ciclopica, base d’asta un miliardo di euro, per assegnare a fornitori esterni lo sviluppo e la manutenzione degli applicativi dell’ente”.

“Il bando – si legge dalle colonne del giornale diretto da Federico Ferrazza  – è arrivato al traguardo nei giorni scorsi con la nomina delle cordate vincitrici dei quattro lotti (rispettivamente, con a capo Engineering, Almaviva, Kpmg e Creasys) e un risparmio sostanzioso del 40%”.

L’Istituto nazionale di previdenza sociale è un colosso quando si parla di dati. Tanto per fare qualche esempio: da via Ciro il Grande a Roma, sede centrale dell’ente, si gestiscono le informazioni di 25,5 milioni di lavoratori e 1,8 milioni di aziende private. Inps, poi, eroga 22 milioni di pensioni, elabora 26 milioni di certificazioni uniche, si occupa di 3,7 milioni di casi di invalidità. Il suo sito riceve circa 2,2 milioni di visite al giorno, mentre sono 16 mila i messaggi di posta elettronica certificata che smista ogni 24 ore (grazie all’Intelligenza artificiale) e, nel tempo, ha rilasciato 27,5 milioni di codici pin.

“Il capitolato d’appalto – specifica sempre Wired – conta 189 applicativi di cui prendersi cura. Da quello dell’ormai archiviato Reddito di cittadinanza a quello per il Durc, il documento che attesta la regolarità contributiva necessario per gli appalti pubblici, dal pagamento delle pensioni alla gestione dell’Irpef”.

Insomma, l’Inps è un pachiderma informatico. E mettere mano nei suoi sistemi equivale a scoperchiare un complesso intreccio, basato su applicativi in funzione spesso da decenni, con linguaggi informatici superati.

Sta di fatto che la maxi-gara lanciata a febbraio 2023 è suddivisa in quattro lotti. E ciascuno mette mano a una delle aree di attività dell’Inps. Il primo riguarda il settore entrate e contributi, il secondo le pensioni e le forme di sostegno al reddito, il terzo le funzioni trasversali. Il quarto lotto, infine, copre l’assistenza tecnica e servizi di consulenza.

Inps si raccomanda il riuso di software già nelle disponibilità dell’ente, così come il ricorso a open source. I fornitori dovranno mettere le mani nelle piattaforme alla base dei sistemi Inps, che sono strutturate su programmi targati Ibm e Microsoft. L’istituto vuole anche migliorare l’uso che fa dei dati.

L’obiettivo è aumentare la “capacità di estrarre valore dai grandi volumi di dati interni e da quelli derivanti dalle interazioni con gli utenti, partendo dalla convergenza nel data lake delle attuali banche dati, dall’organizzazione semantica dei dati, dallo sviluppo degli open data, dall’introduzione di soluzioni di intelligenza artificiale, machine learning e analytics, per abilitare la costruzione di strategie insights driven e puntare a modelli di servizio proattivi e in grado di fornire risposte personalizzate e immediate agli utenti”. Entro due mesi da via Ciro il Grande promettono di avviare il cantiere.

 

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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