Ogni lavoro e ogni professione porta la sua croce. I commercialisti non sembrano che facciano eccezione. Secondo un sondaggio promosso dal Comitato pari opportunità (Cpo) del Consiglio nazionale dei commercialisti ed esperti contabili su un campione di circa 5mila iscritti – per metà donne – per indagare la situazione della conciliazione vita-lavoro e il gender pay gap, due su tre dichiarano di lavorare per più di otto ore al giorno e lamentano una scarsa qualità della vita e poco tempo per la vita privata.
Ne emerge, quindi, un quadro di difficile bilanciamento tra la professione e la vita privata, in particolare per le donne. Se il 62% del campione dichiara di dedicare due ore al giorno all’assistenza e alla cura dei familiari, tra le donne ben il 74% dedica cinque ore.
Analizzando le cause del gender pay gap, il Cpo sfata l’idea che questo dipenda soprattutto dalle minori ore lavorate dalle donne rispetto ai colleghi maschi: tra i due sessi è analoga la quota di professionisti che lavora meno di otto ore al giorno (poco più del 30%). C’è piuttosto una differenza di carriera: tra le donne ci sono meno titolari di studi (55% contro il 65% degli uomini). Inoltre le donne si specializzano di più in attività tradizionali (contabilità, fisco e paghe) a minor valore aggiunto, mentre gli uomini sono più numerosi tra chi si occupa di consulenza societaria e revisione, attività più remunerative.